Reddito di Cittadinanza e Superbonus, le due misure grilline che hanno ammazzato i conti pubblici

Ci si interroga su come sia stato possibile che un numero così elevato di politici, pur ricoprendo cariche istituzionali di un certo calibro, abbia acconsentito alla propaganda del “gratuitamente”, quella portata avanti e mai rinnegata dal Movimento Cinque Stelle nell’estremo tentativo di difendere le due grandi misure che hanno reso il “partito dell’onestà” effettivamente noto al grande pubblico: il Reddito di Cittadinanza e il Superbonus. Certo, da esponenti istituzionali, a maggior ragione se autodichiarati “onesti”, ci si aspetta responsabilità e lealtà nell’informazione: ma così non è stato per i grillini che, una volta arrivati a Palazzo Chigi, hanno perseverato nella loro narrazione dando vita a misure dichiarate gratuite ma che, nella realtà, di gratuito non avevano proprio nulla. Perché, come ogni studioso sa, di gratuito non esiste nulla: piuttosto, c’è qualcuno che paga per te.

E così, quel gratuitamente ripetuto in campagna elettorale ne 2022 dagli esponenti grillini quasi fosse un cimelio, ha devastato le casse dello Stato. A decretarlo è l’ennesimo studio che annienta le tesi pentastellate: i dati provengono dall’Osservatorio dell’Inps, erogatore per cinque anni, dal 2019 al 2023, del Reddito di Cittadinanza. Il costo stimato della misura è di oltre 34,5 miliardi di euro: un sussidio del quale hanno goduto più di un milione 100 mila famiglie con un importo medio di 540 euro mensili. Come è risaputo, la diversa distribuzione del Reddito tra Nord e Sud ha dato dimostrazione di una vera e propria spaccatura tra le due macroaree italiane, contribuendo altresì a immobilizzare il già lento mercato del lavoro nel Meridione. La Regione destinataria del maggior numero di sussidi è stata la Campania, che nel 2022 ha sfiorato il milione di percettori: non è un caso allora il boom del Movimento avutosi alle falde del Vesuvio alle scorse politiche, specialmente nel napoletano, dove le famiglie richiedenti hanno superato 180 mila. Alla Campania fanno seguito la Sicilia e la Puglia; virtuose invece Regioni quali Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Molise, che non superano neppure l’1% dei richiedenti.

La faccenda si complica col Superbonus. Secondo l’Enea, gli edifici a cui è stata concessa l’agevolazione sono quasi mezzo milione: un successo, se non fosse che il costo a fine 2023 ammontava a circa 102 miliardi di euro, con oneri a carico dello Stato per circa 99 miliardi di euro. E c’è dell’altro: tra gli edifici ammessi, rientrano anche unità indipendenti e – udite udite – ben otto castelli. In pratica, con i soldi dei contribuenti italiani è stato possibile ristrutturare le seconde case di mare o di montagna e i castelli di famiglie dal sangue blu. Un abominio che, nel totale, è costato 140 miliardi di euro alle casse dello Stato tra extracosti che non smettevano di aumentare e truffe, calcolate intorno ai 12 miliardi di euro. Il peso del Superbonus, in pratica, equivale in media a cinque leggi di Bilancio e grava per circa duemila euro su ogni cittadino, anche su neonati o clochard. Vale la pena riportare la metafora del ministro dell’Economia Giorgetti: “La cena l’hanno già mangiata tutti e si sono alzati. A noi resta da pagare il conto che va nel Patto di stabilità del 2024, 2025, 2026”.

Al governo Meloni, dunque, l’onere di eliminare le due gravosissime misure: il Reddito di Cittadinanza è stato già sostituito dall’Assegno di Inclusione, destinato soltanto a chi realmente non può lavorare, mentre il Superbonus, seppur eliminato, continuerà a far sentire il suo peso sulle casse dello Stato per gli anni a venire. Altro che “gratuitamente”…

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