Reddito di cittadinanza: tra bufale, scandali e sprechi

“Abbiamo abolito la povertà”. Così gridava con soddisfazione il pentastellato Luigi Di Maio nel 2018, riferendosi alla iniziativa del reddito di Cittadinanza voluta dal suo movimento.
Eppure, i dati presentano una realtà ben diversa. “Altro che abolita; la povertà si è moltiplicata”, scriveva Panorama nel 2020, portando avanti dei dati drammatici sulla situazione italiana.

Cinque anni dopo, il Reddito di Cittadinanza fa ancora parlare di sé, ma in termini tutt’altro che positivi e fa venire finalmente fuori ciò che questo strumento realmente rappresenta: propaganda, propaganda e ancora propaganda.   
Perché è facile usare termini ammalianti per convincere i cittadini alle urne, ma è poi un po’ più difficile mantenere quelle promesse e saper dimostrare con i fatti la bontà delle proposte.

Questo ovviamente non è accaduto con il RdC e chi ancora adesso lo difende a spada tratta non fa altro che alimentare una propaganda del facile consenso.         
Tra gli ultimi sostenitori c’è addirittura il Pd, che dopo anni di critiche, ha deciso di mettersi al fianco di Conte pur di sfidare il governo e accalappiarsi qualche voto in più.

Il ritornello più amato dalla sinistra è quello che ripete come questo governo voglia “andare contro alle persone più bisognose” e voglia “fare cassa sui più poveri”.

Niente di più falso. Va chiarito bene che l’intento di questo esecutivo è ben lungi dall’abbandonare coloro che hanno bisogno. Va ricordato che infatti l’ingiustizia sociale più grave è proprio mettere sullo stesso piano chi può lavorare da chi non lo può fare. È questo uno dei primi passi che è stato fatto, ovvero discernere gli occupabili da chi non lo è. È giusto pertanto pensare alla popolazione più fragile, mettendo a disposizione al contempo tutti gli strumenti utili per formare e offrire occupazione a chi è in grado di lavorare. Le persone in difficoltà non sono state né saranno abbandonate, dal momento che sono state già messe in campo numerose misure quali quella dello stesso RdC, che non verrà tolto a chi nel proprio nucleo familiare ha almeno un minore, disabile o persona con almeno 60 anni d’età, oppure attraverso la costituzione di uno specifico «Fondo per il sostegno alla povertà e l’inclusione attiva» e infine con l’introduzione dello strumento della “Misura di inclusione attiva” (Mia), che entra in vigore dopo la proroga di sette mesi accordata ai beneficiari del Reddito di cittadinanza, divisi in due categorie: famiglie povere senza persone occupabili (dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile) e famiglie con occupabili (abili al lavoro tra i 18 e 59 anni). Non è quindi affatto vero che il sussidio per i poveri è stato eliminato.

Così come non è vero che il Reddito di Cittadinanza è uno strumento utile e innovativo. Basta ricordare quanto  ha dichiarato il Ministero del Lavoro a riguardo: “Sono stati sprecati 25 miliardi di euro in tre anni”.

Vero è invece il crimine che è ruotato e tuttora ruota attorno a questa misura. Solo per fare qualche esempio: nei mesi di giugno e luglio 2022 le Fiamme Gialle hanno intercettato truffe per oltre 2,6 milioni di euro che vanno da Nord a Sud dell’Italia;la Guardia di Finanza da gennaio 2021 a maggio 2022 ha effettuato controlli selettivi, in collaborazione con l’Inps, che hanno portato all’emersione di illeciti per 288 milioni– di cui 171 milioni indebitamente percepiti e 117 milioni fraudolentemente richiesti e non ancora riscossi – e alla denuncia di circa 29.000 persone; infine, il 3 agosto 2023 sono state arrestate 39 persone di origine nordafricane che hanno truffato lo Stato per oltre 450 mila euro a causa di indebita percezione del reddito e attraverso produzione di documenti falsi.

Il sussidio quindi non solo non ha abolito la povertà, ma ha addirittura incentivato la delinquenza. Una vera e propria arma a doppio taglio che ha ferito in ogni modo possibile l’intera cittadinanza.

Da ottobre la musica è finalmente cambiata, con la decisione del Governo di puntare sulla formazione, sul merito e sul rafforzamento del mondo del lavoro, che è quella più giusta e più idonea a risollevare un paese da troppo tempo piegato su se stesso e incapace di risollevarsi.

A nulla serve la propaganda del fango ad opera di Pd e Cinque Stelle, perché a dar ragione alle misure attuate sono i dati, che sottolineano anche come l’abolizione futura del RdC abbia fatto da motore per le persone a mettersi alla ricerca di lavoro e quindi rientrare a far parte attivamente della società, senza rimanere bloccati su se stessi, facendo diminuire di conseguenza anche le richieste per il Reddito.

Sono stati i dieci anni della sinistra a fare cassa sui deboli, a introdurre e normalizzare una crescente discriminazione sociale tra i cittadini. Il Governo Meloni è invece pronto a cambiare lo status quo e ad optare per reintrodurre una giustizia sociale equa e solidale, rimettendo al centro il cittadino con i suoi bisogni e le sue necessità.  L’azione che si sta portando avanti è quella di far capire la differenza tra chi può lavorare e chi non può farlo, offrendo ai primi formazione e opportunità, e ai secondi il sussidio di cui hanno necessità, senza lasciarli da soli. È questa la formula giusta da applicare, per rimettere in moto l’Italia senza sprecare risorse importanti che invece da adesso potranno essere utilizzate per chi davvero ne ha bisogno, destinandole cioè alle classi più fragili della società, per cui l’assistenza da parte dello Stato diventa non solo necessaria, ma d’obbligo.       

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