Per la prima volta dall’introduzione del reddito di cittadinanza, grazie ad un emendamento di Fratelli d’Italia a mia prima firma, viene scardinato quel muro ideologico imposto dai 5 stelle.
Il Reddito di cittadinanza è stato introdotto dal decreto-legge n. 4/2019, e a partire dal mese di aprile 2019, ha sostituito la precedente misura del Reddito di inclusione. Ricordiamo che per avere accesso al reddito di cittadinanza, sono necessari determinati requisiti di residenza, reddituali e patrimoniali. Il percettore deve inoltre adempiere ad alcuni obblighi, tra cui quello di accettare almeno una di due offerte di lavoro congrue, così definite in base a criteri temporali e di distanza. La legge di bilancio 2022 ha infatti definito il concetto di congruità ad esempio della prima offerta di lavoro se essa avvenga entro 80chilometri di distanza dalla residenza del beneficiario, o comunque raggiungibile nel limite temporale massimo di 100minuti con i mezzi di trasporto pubblici. Altro criterio della congruità è l’importo della retribuzione, non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi.
Leggendo le caratteristiche del reddito, sembra di trovarsi davanti ad un provvedimento volto a combattere realmente la povertà e a favorire la ricerca del lavoro, ma la prova della realtà ha rivelato un quadro totalmente diverso: da quando è stato istituito, infatti, il Reddito di cittadinanza ha favorito innumerevoli truffe e assurdi profitti ai danni dello Stato. In poche parole, questo strumento, fortemente voluto dal Movimento 5 stelle, non ha fatto altro che favorire la logica del “divano” a spese dei contribuenti.
L’immobilismo a cui stiamo assistendo avviene perché chi riceve il reddito di cittadinanza firma un “patto per il lavoro”, in cui si impegna ad accettare le offerte di lavoro congrue proposte dal centro per l’impiego, ma è proprio questo passaggio ad aver creato il vero cortocircuito. Infatti, dal 2019 ad oggi, i centri per l’impiego hanno avuto modo di dimostrare ancora una volta la loro incapacità a trovare e offrire un lavoro congruo ai percettori del reddito, i quali hanno avuto ragione di rimanere comodamente a casa. Su quest’ultimo punto, Fratelli d’Italia è riuscito a intervenire in Commissione alla Camera dei Deputati.
Grazie ad un emendamento a mia prima firma, approvato al D.L. Aiuti e sposato da tutto il centrodestra, abbiamo posto le basi per abolire la logica del “divanismo compulsivo”: ora i datori di lavoro privati potranno formulare offerte di lavoro congrue direttamente ai percettori del reddito, ed il passaggio con i centri per l’impiego avverrà solamente in un secondo momento. Infatti, in caso di rifiuto dell’offerta, i datori di lavoro dovranno comunicare ai centri per l’impiego tale diniego, e verrà di conseguenza scalata una delle due offerte che permettono di usufruire del reddito di cittadinanza. Vengono così eliminate le storture create dall’inefficienza dei centri per l’impiego, dando una reale possibilità di lavoro per i volenterosi che sono in cerca di un futuro migliore, ed eliminando al contempo la soluzione facile e comoda di chi ha semplicemente goduto del sussidio dello Stato senza alcun impegno.
Questo emendamento approvato è il classico uovo di Colombo, una soluzione semplice e di buonsenso, che è stata riconosciuta come tale dalla maggioranza e dal governo. Si apre finalmente una breccia nel muro del reddito di cittadinanza, un primo passo molto importante che segnala come la maggioranza delle forze politiche, fatta eccezione per i pentastellati, riconoscano il fallimento del Reddito di cittadinanza, gettando le basi per una sua completa revisione. Fratelli d’Italia chiede, ora, che con le risorse risparmiate grazie a questo emendamento il Governo si impegni ad abbassare la tassazione dei lavoratori italiani.
Lo dichiara Riccardo Zucconi, deputato di Fratelli d’Italia e Capogruppo FdI in X Commissione – Attività produttive, commercio e turismo.