Apprendiamo oggi, da Rai Uno, che domenica 13 settembre, a una settimana dal voto per il referendum sul taglio o meno dei parlamentari, il Presidente del Consiglio Giuseppi Conte, tra un DPCM e un endorsement ai banchi rotanti della Azzolina, troverà il tempo per esprimere un messaggio alla Nazione.
Argomento della sua missiva, anche se ci auguriamo sia un lascito politico, elargita durante il programma televisivo “Domenica In”, quindi in uno degli orari di punta, sarà probabilmente il “Come votare”.
Non sta al nostro giornale spiegare – ma lo capirebbe qualsiasi essere umano normodotato – come non spetti ad un Presidente del Consiglio, esponente di un partito che ha già palesato chiaramente la sua intenzione di voto, spiegare urbi et orbi, in diretta televisiva, come votare nel referendum del 20 e 21 settembre.
Sarà sicuramente un referendum vitale per la composizione dei futuri governi, se non per la struttura stessa della Repubblica. Da un lato – votando si – si avallerebbe la volontà di chi ritiene necessario sfoltire il numero dei parlamentari, qualsivoglia ne sia la ragione. Dall’altro – votando no – si avallerebbe quella di chi supporta il principio della rappresentatività.
Non è intenzione di questo articolo spingere in un senso o nell’altro. Non è questa la ragione dello scritto. Che è, invece, difendere la libertà del pensiero imparziale, libertà che verrebbe assolutamente lesa in caso di un messaggio “a reti unificate” da parte di un Presidente del Consiglio a supporto dell’una o dell’altra tesi.
I cittadini italiani hanno il diritto ed anche – soprattutto – il dovere di costruire una loro propria volontà in merito, si spera supportata da tesi valide, sia nell’uno che nell’altro senso. Volontà che sarebbe coartata qualora una figura istituzionale di tal calibro si esprimesse nell’uno o nell’altro senso.
Ed è per questo che, come ricordato oggi da Giorgia Meloni, che si vada verso un si o un no, un messaggio alla Nazione sul merito sarebbe un qualcosa di troppo simile alle dirette televisive tanto in voga nella Corea del Nord.
Siete liberi di pensarla come volete, ma il leader ha un suo pensiero e probabilmente vorrà esporlo al popolo. Che potrà votare liberamente, nella sede apposita. Cercando, possibilmente, di non contrariarlo.
Ottimo articolo. Ci chiarisce ancor più le idee su certe dinamiche che a volte ci risultano difficili da digerire, della serie “…se la medicina non la prendi per bocca la prendi con la supposta!” Grazie.