Referendum giustizia, sostegno FdI a quattro quesiti. Speranzon (FdI): “Referendum sprone alle forze politiche per attuare una riforma articolata”

Sì a quattro quesiti referendari in materia di giustizia, dubbi su quelli relativi alla cancellazione della Legge Severino e sulla custodia cautelare: ad illustrare la posizione di Fratelli d’Italia sul tema è stato questo pomeriggio i in consiglio regionale il capogruppo Raffaele Speranzon.

“È necessaria una riforma articolata della giustizia”, ha esordito Speranzon “e questa riforma dovrebbe nascere dal dibattito in Parlamento, ma se lo Stato non è in grado di mettere ordine è fondamentale accedere a strumenti come quello del referendum, che diventa quindi uno sprone a tutte le forze politiche per risolvere il problema”.
Sostegno quindi, pur con qualche osservazione e suggerimento per lo sviluppo futuro delle norme, a quattro dei sei quesiti promossi: via il vincolo di firme per la candidatura al CSM per indebolire le correnti, sì al riconoscimento della responsabilità civile dei magistrati (“Non è più accettabile che per l’errore di un singolo paghiamo tutti. Ognuno deve farsi carico delle proprie responsabilità”, ha sottolineato Speranzon); giusto anche dare più spazio alla componente non togata nella valutazione professionale dei magistrati; sacrosanta la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.
Sulla custodia cautelare, invece, “ci sono certamente tanti, troppi esempi di utilizzo eccessivamente esteso di questo strumento, che ha di fatto trasformato in una condanna preventiva una legittima garanzia di giusto processo. Abbiamo però dei dubbi sull’abolizione del criterio di rischio di reiterazione del reato: questo è infatti un importante campanello d’allarme circa la pericolosità dell’individuo, pensiamo ad esempio ai casi di spacciatori di droga”.

Sulla Legge Severino, invece, Speranzon ha ricordato le decine di ricorsi da parte di amministratori contro la norma “con profili di incostituzionalità. Con l’abrogazione della legge, però, sarebbero gli stessi magistrati a determinare se un amministratore dovrà dimettersi basandosi su valutazioni che rischiano di essere soggettive e non su criteri oggettivi. Vista l’attualità di scandali come quello Palamara e della Loggia Ungheria, il rischio che queste valutazioni possano essere di natura politica non ci lascia tranquilli”.
Per questi motivi il voto su questi ultimi due quesiti è stato di astensione.

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