Referendum. Rampelli (FdI): tante le cause della disfatta referendaria

“I segnali che vengono indirizzati dai cittadini nella catastrofe dei risultati referendari sono molteplici: il Governo Meloni non si tocca, lasciatelo lavorare in pace; il mercato del lavoro sta funzionando visto il record positivo di occupati e negativo di disoccupati, con tanto di decimazione del precariato; in Italia le 200mila naturalizzazioni di cittadini stranieri ogni anno dimostrano che la legge in vigore sulla cittadinanza funziona e semmai occorre accentuarne la scelta consapevole piuttosto che agevolarne il possesso per convenienza e non per convinzione.

Infine occorre constatare che lo strumento referendario sta perdendo nel tempo la sua natura terza e si sta prestando a strumentalizzazioni politiche, anzi partitiche, che ne mortificano l’alto valore democratico.
Probabile che insieme alla pretestuosità dei quesiti posti concorra al mancato raggiungimento del quorum l’ormai antico numero minimo di firme da raccogliere. Forse è giunto il momento di rivederlo al rialzo, ma non per indebolirlo, tutt’altro. Se il numero di firme è adeguato i promotori dovranno coinvolgere più soggetti e il numero più alto di firmatari corrisponderà a un maggior numero di cittadini coinvolti nella campagna referendaria. In caso contrario non è il partito degli astensionisti a essere colpevole del boicottaggio, tantomeno i media (oggettivamente nelle ultime tre settimane non si è parlato d’altro) ma quello di chi abusa di questo strumento”.

È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

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