Ben conosciamo l’allergia dell’attuale governo all’esercizio sereno delle pratiche democratiche. Conosciamo le derive autoritarie assunte a suon di DPCM, la propensione allo one man show del presidente del consiglio con le sue dirette a reti unificate, le abili regie propagandistiche del pupillo Casalino stile minculpop, la repulsione un po’ altezzosa mostrata nei confronti delle camere, prese come luogo in cui riferire decisioni già assunte in beata solitudine nelle stanze del potere. Dato dunque il contegno a cui questo governo ormai ci ha abituato, non dovrebbe stupire l’ultima nefandezza: gli italiani all’estero, molto verosimilmente, non avranno la possibilità di votare per il referendum sul taglio dei parlamentari.
Affinché gli italiani iscritti all’AIRE possano votare per il referendum, infatti, in base al DL n. 76/2020, le schede votate dovrebbero pervenire presso i consolati non più tardi del 15 settembre prossimo. La procedura affinché si possa votare nelle circoscrizioni estere, tuttavia, in base alla normativa, impone che ministero degli Esteri e ministero dell’interno provvedano ad una serie di adempimenti che consentano alle rappresentanze consolari e diplomatiche di stampare le schede elettorali da inserire nei plichi da recapitare agli elettori non oltre 18 giorni prima della consultazione elettorale.
Ebbene ad oggi, nonostante manchino solo 14 giorni dal termine massimo di consegna delle schede già votate, non si ha notizia di dove si trovino i plichi contenenti le schede destinate agli elettori. Non risultano infatti pervenuti i plichi né nelle circoscrizioni europee né nel resto del mondo e ormai mancano i tempi tecnici affinché in base alla normativa si possa immaginare che a tutti gli elettori arrivino in tempo utile le schede per il voto. Ciò che fa presumere che gli italiani all’estero non saranno messi in condizioni di votare.
Ma perché succede? Una spiegazione va cercata nel fatto che la riduzione dei parlamentari è intervenuta anche sulle rappresentanze parlamentari degli italiani all’estero, che comunque erano già un numero eccessivamente esiguo rispetto al numero degli elettori. Si consideri che gli italiani iscritti all’aire e con diritto di voto sono circa 4 mln, dunque l’8% del corpo elettorale. È dunque presumibile che dalle circoscrizioni estere, a causa dell’ulteriore penalizzazione di rappresentatività, giunga un sonoro NO, in netta antitesi con le posizioni espresse dal governo, che sappiamo affidare le sue sorti proprio alla vittoria del SÌ.
E chi pone il caso è il Senatore Fazzolari, responsabile del programma del partito della Meloni, il quale si accorge del “misfatto” e prepara un’interrogazione urgente al governo per chieder conto di questa indecente compressione di democrazia. Pur se Fratelli d’Italia infatti ha sempre sostenuto la riduzione dei parlamentari e convintamente sostiene il Sì, all’epoca del passaggio della riforma alle camere aveva chiesto che la rappresentanza delle circoscrizioni estere non fosse attinta dal taglio, considerato il numero già eccessivamente esiguo dei parlamentari esteri.
Il Governo tuttavia respinse la proposta, ulteriormente penalizzando gli iscritti all’AIRE.
Oggi dunque cosa fa il boccheggiante governo giallorosso? Là dove si rischia la débâcle, silenzia l’elettorato e impedisce l’esercizio del diritto di voto, con metodi degni di un ormai collaudato regime autoritario. Ma Fratelli d’Italia non ci sta, stana Giuseppi e lo mette di fronte alle sue responsabilità, ricordandogli di essere il presidente del consiglio di una democratica Repubblica parlamentare, che non può tacitare il popolo. A meno di non voler definitivamente pretermettere le consultazioni … di questo passo aboliranno “i ludi cartacei”?