Manca sempre meno all’inizio della campagna elettorale per le elezioni regionali in Campania, e l’atmosfera è già rovente. L’unico vero protagonista, per ora, continua ad essere lui: Vincenzo De Luca, il governatore uscente, costretto — suo malgrado — a rinunciare alla corsa per il terzo mandato. Una decisione ormai irrevocabile dopo la sentenza che ha bloccato la sua possibile candidatura. Eppure, come da copione, De Luca non si è ritirato in silenzio. Anzi, continua a occupare la scena, tra scenari machiavellici, minacce più o meno velate e frecciate contro gli ex (presunti) alleati.
Nelle scorse settimane, il presidente uscente ha provato ogni mossa possibile per restare in partita:
- ha flirtato con l’ipotesi di una terza lista, magari guidata dal figlio Piero;
- ha ventilato rotture e “strappi” solo per spaventare il centrosinistra;
- ha tentato di mediare (o manipolare) un accordo con PD e M5S.
Sembrava infine orientato verso un appoggio esterno, mantenendo le redini del potere regionale dietro le quinte. Ma non è andata così.
Tutto sembrava convergere sulla figura di Roberto Fico, ex presidente della Camera, grillino della prima ora, nome proposto come “paciere” in una coalizione sempre più litigiosa. Per giorni è circolata la voce di una sua investitura ufficiale. Ma Fico e De Luca non si sono mai amati — e i motivi sono noti da anni. Due stili diversi, due visioni inconciliabili, due personalità agli antipodi.
Così, nelle ultime ore, De Luca è tornato a fare quello che gli riesce meglio: lo showman. In una delle sue classiche uscite, ha lanciato una frecciata (senza nemmeno scomodare nomi e cognomi): “Ma davvero volete candidare quello che non ha né arte né parte?”. Nessuno ha avuto dubbi su chi fosse il bersaglio. Uno spettacolo nello stile inconfondibile del Governador.
Intanto a Roma e a Napoli, nel quartier generale della Sinistra, l’aria è tesa. E la tensione è aumentata quando Carlo Calenda ha preso posizione netta: “Se il candidato è Fico, Azione non lo sosterrà. È stato contrario al termovalorizzatore di Acerra, uno degli impianti più importanti della Regione.” Una bordata precisa. E in un territorio dove la gestione dei rifiuti è da sempre un campo minato, le parole pesano.
Calenda non ha tutti i torti: se si dovesse puntare su Fico, la sensazione sarebbe quella di un accordo “a tavolino”, una spartizione preventiva degli assessorati, delle deleghe, delle poltrone. Altro che “Poltronesofà, artigiani della qualità”… qui siamo a “Poltronesofà, artigiani della quantità (di poltrone da spartire)”.
Ma la vera domanda è: e il centrodestra?
Per ora, sembra fare da spettatore. Ma se De Luca dovesse davvero sabotare la corsa del campo largo guidato da Schlein e Conte, allora la Destra avrebbe l’occasione perfetta per scendere in campo unita e competitiva.
Sondaggi e dati alla mano, Fratelli d’Italia è oggi il primo partito del centrodestra in Campania, forte anche di un crescente radicamento territoriale. E tra i nomi in ballo, quello di Edmondo Cirielli — figura solida, stimata e con un’esperienza istituzionale rilevante — potrebbe rappresentare la candidatura ideale. Una candidatura capace di tenere insieme partito e civismo, identità e pragmatismo.
Non si esclude però l’ipotesi di un civico autorevole vicino all’area di FdI, una carta da giocare per intercettare l’elettorato più ampio possibile, stanco.
Una cosa è certa: il centrodestra non può perdere tempo. La finestra è aperta, ma non resterà tale a lungo. Serve una decisione netta, un nome credibile, una coalizione compatta. Perché se c’è un momento per ribaltare gli equilibri e strappare la Campania dopo anni di malgoverno del centrosinistra, quel momento è ora.