Renzi copia Trump per attaccare Meloni, ma sbaglia tutto: il fact-checking travolge Italia Viva

Matteo Renzi è quel politico di cui, a sinistra, tutti hanno paura perché i suoi voti sono fondamentali per crescere il campo largo, ma nessuno si fida più di lui e della sua capacità di far cadere maggioranze anche con uno stentato 3% di preferenze. Ma, accanto a questi colpi di genio (ammesso e non concesso che distruggere irresponsabilmente ogni coalizione a cui precedentemente ci si è uniti, sia effettivamente una dote di cui vantarsi), l’ex sindaco di Firenze continua a fare gaffe che ricordano molto il suo “shish” pronunciato in un’intervista in inglese e sul quale anche lui stesso – questo gli va riconosciuto – sa fare dell’ironia. L’ultima gaffe, in particolare, riguarda l’inflazione, o meglio il costo di alcuni beni alimentari che nei mesi è lievitato: il chiaro intento di Italia Viva era quello di imputare a Giorgia Meloni tutte le colpe di un tale aumento. Ma nel farlo, i renziani commettono svariati errori, anche abbastanza semplici da evitare, tali da far scadere la loro tesi come fa la verdura che dimentichiamo di avere nel frigo.

Renzi, quanti errori

A proposito di vegetali, uno degli alimenti usati ad esempio da Italia Viva, nel post sui suoi profili social, è proprio la passata di pomodoro: si legge che con Meloni un chilo di passata costa €3,33; sotto Draghi costava €2,92. Un aumento simile è riportato anche per altri prodotti di prima necessità, come il pane, il latte, la farina, l’olio, la carne, il caffè e il tonno in scatola. Il riferimento, chiarissimo, è alla strategia comunicativa di Donald Trump (peraltro osteggiato dallo stesso Renzi), che sui social ha denunciato come, nei quattro anni di governo Biden/Harris, il costo della vita negli Usa sia aumentata a dismisura. “Giorgia Meloni, quanto ci costi?” si legge al centro della grafica dei renziani, mentre in basso a destra è riportata la fonte: “Osservatorio prezzi e tariffe MIMIT”, dunque fonte autorevole e certa.

Ma pure con una fonte così affidabile, i renziani sono riusciti a sbagliare tutto. In primis perché i dati riportati non sono riferibili a tutta la Nazione, ma soltanto alla provincia di Roma: l’Osservatorio, infatti, riporta i dati selezionandoli provincia per provincia e non secondo una media nazionale. Un altro errore commesso, volutamente o meno, dal partito di Renzi è che il confronto è stato fatto utilizzando come termine di paragone i prezzi di luglio 2022, ovvero quando il governo Draghi era ormai agli sgoccioli. Omettendo, del resto, quanto in realtà sono cresciuti i prezzi durante il periodo di governo Draghi, ossia dal febbraio 2021 all’ottobre 2022. Pagella Politica, nel suo lavoro di fact-checking, lo dice chiaro e tondo: “Se si confrontano questi prezzi [di febbraio 2021, ndr] con quelli di ottobre 2022, si scopre che la variazione è stata maggiore rispetto a quella registrata finora durante il governo Meloni”. Fu il periodo dello scoppio del confitto in Ucraina, i carburanti balzarono sopra i 2,30 euro al litro e i prezzi dell’energia salirono alle stelle. Non fu colpa diretta dell’esecutivo (che fu in ogni caso lento a reagire) ma è comunque un fatto ignorato dalla pseudo-inchiesta di Italia Viva.

Ma l’Italia ha l’inflazione più bassa del G7

Nel goffo tentativo dei renziani, si scoprono altre anomalie. Come l’aver totalmente ignorato la raccomandazione dello stesso Osservatorio, che avverte i visitatori del sito che i prezzi non vanno presi in considerazione mese per mese perché le quotazioni “possono riferirsi, per il medesimo prodotto, a diverse combinazioni di varietà, marca e confezione”. In ultimo, se un aumento dei prezzi sotto l’operato del governo Meloni c’è stato, è comunque una crescita minima, specie rispetto al suo recente passato: l’Italia, come confermano anche i grandi istituti europei quali Eurostat, ha attualmente una delle inflazioni più basse d’Occidente, la più bassa in assoluto tra i Paesi del G7. È solo un normale fact-checking che smonta le tesi di Renzi.

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