Ormai la suddivisione a semaforo scelta per regolare le restrizioni anti-Covid nelle regioni italiane è noto a tutti. Non è altrettanto chiaro, invece, il meccanismo per il quale si stabilisce se una regione debba essere gialla, arancione o rossa perchè l’algoritmo utilizzato fino adesso resta ancora in gran parte sconosciuto.
A tal proposito oggi si è svolta una conferenza delle Regioni per proporre al Governo l’uso di cinque indicatori specifici al posto dei 21 utilizzati fino adesso per definire le fasce di rischio nelle regioni italiane. Per le Regioni infatti gli attuali parametri sono «inadeguati» e quindi «da rivedere». I cinque indicatori proposti sono: la percentuale di tamponi positivi, un Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss, il tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva per pazienti, isolamento e quarantena e il numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.
Del resto appare francamente incomprensibile fare una valutazione omogenea tenendo conto di ben 21 parametri, basti guardare quello che è successo portando avanti questo tipo di meccanismo: alcune regioni hanno cambiato colore ad appena quattro giorni dal via. Anche la letteratura scientifica suggerisce valutazioni più semplici basate su meno parametri, come Rt e recovery rate. Inoltre utilizzare ben 21 parametri per la classificazione si presta anche alla potenziale falsificazione dei dati da parte delle Regioni. Sappiamo che molti dati sui contagi da coronavirus sono in ritardo rispetto al progredire dell’epidemia e che alcune regioni nemmeno riescono a trasmetterli in modo completo.
Ma davvero è necessario un sistema così complesso? Non esistono dei parametri più semplici, meno numerosi e più intuitivi e comunicabili che consentano di regolare gli automatismi senza generare questa articolazione operativa? La proposta delle Regioni ci appare sicuramente più sensata.