«Reza Pahlavi, unica speranza per l’Iran»

“Il regime degli ayatollah è destinato a cadere e con esso anche la repubblica islamica, invenzione politica di Khomeini (non esistono precedenti nel passato), che dal 1979 ha riportato indietro le lancette della storia della nazione e della società iraniana”. A dirlo è Mariofilippo Brambilla di Carpiano, presidente dell’associazione Italia-Iran per le libertà e la democrazia della nazione iraniana, che lo scorso 26 luglio ha partecipato a Monaco di Baviera alla conferenza di «Cooperazione Nazionale per Salvare l’Iran» in cui l’ospite d’onore era il Principe Reza Pahlavi, il principale oppositore del regime teocratico.

L’evento, che aveva lo scopo di raggiungere un accordo su una road map per una transizione democratica in Iran, ha visto la partecipazione di oltre 300 persone tra oppositori, attivisti, imprenditori, ex militari, giornalisti, accademici, artisti e sportivi che rappresentano la coalizione più ampia contro il regime degli ayatollah. La conferenza ha riaffermato il diritto del popolo iraniano di scegliere liberamente la nuova forma di governo dell’Iran che dovrà basarsi su tre principi fondamentali: integrità territoriale, tutela delle libertà individuali e uguaglianza tra tutti i cittadini e separazione tra religione e Stato.

Il presidente dell’associazione Italia-Iran per le libertà e la democrazia della nazione iraniana non ha dubbi: “Oggi la spinta propulsiva su cui la repubblica islamica ancora contava negli anni 80′ e 90´ si è totalmente esaurita, oltre il 70 percento della popolazione è composto da giovani che sono nati venti, trent’anni dopo una rivoluzione che non hanno fatto e che nella maggioranza dei casi non comprendono con il metro di valutazione di oggi”.

I giovani iraniani, invece, grazie ai social, “hanno scoperto che ai tempi dei loro nonni e dei loro genitori l’Iran dello Shah era un paese che puntava alla modernità, al progresso, oltre ad essere aperto e in pace con il resto del mondo”, dice Brambilla, convinto che questo cambio generazionale possa favorire la caduta del regime. Ma non solo.

Secondo Brambilla, la repubblica islamica non è mai stata così debole a causa del crollo dell’economia, dell’inflazione alle stelle e di una disoccupazione record. A questo si aggiunge “l’isolamento internazionale, l’incapacità di difendere il proprio spazio aereo e perdita di gran parte degli alleati nella regione mediorientale, la crisi idrica con razionamento dell’acqua nei centri abitati, le divisioni all’interno del regime, la perdita di molti dei suoi capi militari e – dice Brambilla – la repressione del dissenso in aumento”.

Il regime, inoltre, non è capace di riformare sé stesso dall’interno e questo lo rende “come una tigre di carta in balia del vento”. Brambilla, infine, si dice convinto che il Principe Reza Pahlavi “con la sua forza tranquilla e ieratica” sia il solo “che può unire milioni di iraniani di etnie e lingue diverse”.

“Negli anni l’ho conosciuto da vicino e posso dire che quel che colpisce è la sua profonda cultura di governo che abbraccia ogni tema insieme ad una incrollabile visione del futuro”, assicura Brambilla, sicuro che “nessun altro può vantare un’esperienza così completa e capillare” come il principe ereditario Reza Pahlavi, filo-occidentale e “da sempre in campo contro la repubblica islamica e per riportare le libertà costituzionali nel suo paese”.

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