Riforme, economia, relazioni internazionali: l’intervista a Giorgia Meloni ad Agorà su Rai3

Sarà importante per le elezioni europee mantenere alti i consensi, ai livelli delle ultime politiche che hanno consentito a Fratelli d’Italia di diventare il primo partito della Nazione. È questo l’obiettivo di Giorgia Meloni, come ha spiegato nell’intervista andata in onda questa mattina su Rai3, ad Agorà. Un obiettivo certamente non semplice: difficilmente, nella storia, un partito è riuscito a riconfermare una vittoria così pesante dopo un anno e mezzo di governo. Ma i sondaggi non raccontano una situazione così diversa rispetto a due anni fa, anzi Fratelli d’Italia potrebbe veder aumentare i propri consensi, passando dal 26% del 25 settembre 2022 al 30%, soglia su cui si è stabilito, secondo le previsioni, ormai da vari mesi.

Segnale, questo, che i risultati dell’azione di governo stanno piacendo ai cittadini. Meloni è apparsa particolarmente fiera dei dati macroeconomici, che da più di un anno sorridono all’Italia: il recupero record dall’evasione fiscale nel 2023 (31 miliardi di euro), il record occupazionale (+550 mila occupati), l’aumento record dell’occupazione femminile, l’aumento del reddito reale medio delle famiglie nel 2023 (+1,4% secondo l’Ocse, mentre per gli altri Paesi diminuiva dello 0,2%). E ancora la crescita dei salari rispetto ai governi precedenti (dalle tre alle cinque volte in più), il calo del rischio di povertà, i risultati del Pnrr, l’inflazione più bassa tra i Paesi del G7, i titoli di Stato richiesti nei mercati esteri e il record del Btp Valore, dedicato alle famiglie italiane. Tutti risultati conseguiti grazie al nuovo approccio del governo su salari e tassazione, seguendo la logica del fisco amico: “Avere un fisco amico – ha infatti spiegato – significa avere un fisco che non opprime famiglie e imprese con regole astruse e con un livello di tassazione insostenibile che non corrisponde al livello dei servizi che con i proventi di quella di tassazione vengono erogati, un fisco amico è quello che ti chiede di pagare le tasse giuste e che pretende che tu lo faccia con tempi sostenibili e che non utilizza i proventi di quella tassazione per cose inutili ma li utilizza con un principio con cui opererebbe un buon padre di famiglia”, ha detto, rispedendo di fatto al mittente le accuse di essere a capo di un governo “amico degli evasori”.

A contribuire alla solidità economica c’è sicuramente il tema delle relazioni internazionali, che per Meloni sono una priorità: “È difficile – ha spiegato – che tu possa aprire nuovi mercati ai prodotti italiani se a monte non ci sono solidi rapporti politici”. E così accade, per esempio, in fatto di immigrazione, su cui l’obiettivo del Presidente del Consiglio è proprio quello di creare un dialogo costante e “da pari a pari” con tutti gli attori in campo. Anche in questo contesto, i risultati stanno arrivando: dai numeri del Memorandum d’intesa con la Tunisia, con la rotta del Mediterraneo centrale che ha riscontrato un forte calo, al nuovo accordo siglato con l’Egitto, che ha visto l’Italia proporre di nuovo un modello di cooperazione efficace per i due continenti: “Dovremmo essere fieri – ha detto Meloni – del fatto che quella che era la proposta italiana, sia la realtà dell’Unione Europea e la presenza molto diffusa dei leader europei ieri lo dimostra”.

E alla stabilità dell’esecutivo si lega, infine, il tema della riforma costituzionale. Una riforma che, come ricordato dalla premier, riguarda il futuro della Nazione. Nessun personalismo, insomma, diversamente da quanto raccontato dalla sinistra: la data in cui si ipotizza possa entrare in vigore la nuova formula costituzionale è il 2028, quando “non è scontato” che Meloni sia ancora al governo e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella “sarà verso il termine” del suo mandato. Appare dunque chiaro che “la riforma non riguarda né Giorgia Meloni né il presidente Mattarella, non riguarda il presente ma il futuro della Nazione ed è su questo che gli italiani saranno chiamati a decidere”. Ed è chiaro il senso delle critiche della sinistra che, “non sapendo come dire che” preferisce “fare i governi all’interno del palazzo”, sceglie di nascondersi dietro altre ragioni “perché non sa come spiegare la sua contrarietà una riforma che – ha concluso Meloni – vuole banalmente consentire agli italiani di scegliere direttamente quali forze dovranno governare”.

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