Rimini, i dieci pilastri di Meloni per la costruzione di una nuova Italia

Al Meeting di Rimini Giorgia Meloni ha scelto la metafora più antica e concreta della politica: la costruzione.
Non macerie da contemplare, ma “pilastri nuovi” con cui costruire un Paese diverso e un Occidente più consapevole.
Il suo discorso è stato insieme dichiarazione d’intenti e bilancio di governo: dieci pilastri che, messi in fila, disegnano una dottrina politica. 

1. Il campo del reale 

“Il campo che abbiamo scelto è il campo del reale, perché mille miliardi di idee non valgono una sola persona”.
Meloni rivendica il primato della concretezza contro ideologie e utopie, con un richiamo al filosofo Jean Guitton.
È la premessa del suo metodo: governare non per progetti astratti, ma per rispondere a bisogni tangibili di cittadini e famiglie.
Una scelta che segna la differenza con la sinistra post-ideologica, ancora schiava delle sue categorie astratte. 

2. Garanzie per Kiev 

L’Italia propone un meccanismo ispirato all’art. 5 della NATO come “principale sul tavolo”.
Un salto di qualità che rovescia i pronostici iniziali: chi accusava Meloni di debolezza sulla politica estera si trova oggi di fronte a un’Italia protagonista.
La “garanzia di sicurezza” è, nelle parole della premier, l’unico vero presupposto di pace.
Una visione realista: non pacifismo retorico, ma deterrenza concreta. 

3. Gaza, equilibrio difficile

Diritto di Israele alla sicurezza, ma critica alla “reazione andata oltre la proporzionalità”.
Meloni chiede stop all’occupazione militare, agli insediamenti in Cisgiordania, accesso agli aiuti e condanna l’uccisione di giornalisti.
Una linea a doppio registro: solidarietà all’alleato ebraico e difesa dei civili palestinesi, con un accento sulle comunità cristiane a rischio.
L’Italia, rivendica la premier, è “il primo paese non musulmano per evacuazioni sanitarie da Gaza”. 

4. Meno Europa, ma meglio 

“L’Unione europea sembra condannata all’irrilevanza geopolitica”.
La premier dialoga a distanza con Mario Draghi, condividendone la diagnosi ma rilanciando con la sua terapia: un’Europa pragmatica, che faccia meno e meglio, radicata nelle identità e non paralizzata dalla burocrazia.
È il cuore della sua visione confederale, alternativa tanto al centralismo di Bruxelles quanto al disfattismo antieuropeo. 

5. Le radici dell’Occidente 

Meloni evoca l’incontro tra filosofia greca, diritto romano e umanesimo cristiano.
È la sua “casa comune”, la cornice valoriale in cui inscrivere le scelte politiche.
Non geografia ma civiltà: l’Occidente come comunità culturale che deve ritrovare rispetto di sé per essere rispettata.
Qui la premier unisce conservatorismo e realismo, rivendicando tradizione come innovazione continua. 

6. Piano Mattei per l’Africa 

“Non abbiamo secondi fini… vogliamo che l’Africa prosperi insieme a noi”.
Meloni propone un modello di partenariato fondato su rispetto reciproco, educazione e capitale umano.
Non paternalismo né predazione, ma alleanza tra pari.
Dal centro agricolo in Algeria al progetto scolastico in Costa d’Avorio, il Piano Mattei diventa il simbolo di un’Italia ponte fra Nord e Sud del mondo. 

7. Migrazioni e diritto a non emigrare

Abbattimento degli arrivi irregolari, aumento di quelli legali, e un principio nuovo: “il diritto a non dover emigrare”.
La premier cita il cardinale Robert Sarah per denunciare l’egoismo di chi considera inevitabili le migrazioni.
La politica migratoria diventa così strumento di dignità e sovranità dei popoli, non solo di controllo delle frontiere. 

8. Caivano e la lotta alle droghe 

“Restituire la gioia delle cose normali”.
A partire da Caivano, il governo si propone di riportare lo Stato nei territori dimenticati.
Un modello esteso ad altre otto aree critiche.
Accanto, un investimento record nella prevenzione delle tossicodipendenze e la difesa del principio elementare: “la droga distrugge la vita”.
È un manifesto di ritorno alla realtà contro i relativismi culturali. 

9. Famiglia, natalità, piano casa 

“Il declino è sempre una scelta. Combattere quel declino è la nostra scelta”.
Meloni annuncia un grande piano casa con Matteo Salvini per giovani coppie e ricorda i 16 miliardi di benefici netti per le famiglie nel 2024.
Congedi, asili nido gratuiti, incentivi: la natalità diventa terreno di battaglia culturale e sociale, in antitesi con il nichilismo che vede nei figli un ostacolo o una minaccia ambientale. 

10. Lavoro e riforme istituzionali

Dal record di occupazione femminile e un milione di posti di lavoro in mille giorni, fino alla legge sulla partecipazione dei lavoratori in impresa, la premier lega la centralità del lavoro alla credibilità internazionale dell’Italia.
Poi il capitolo riforme: premierato, autonomia differenziata, giustizia.
Il filo rosso è stabilità e governabilità, per archiviare una stagione di governi nati contro il voto popolare. 

Una dottrina in costruzione 

Meloni a Rimini non ha offerto solo un elenco di provvedimenti, ma un quadro strategico.
I dieci pilastri sono tasselli di una visione che tiene insieme sicurezza occidentale, identità europea, partenariati globali e riforme interne.
Il rischio è l’enfasi: la sfida sarà trasformare slogan e principi in risultati misurabili.
Ma il messaggio è chiaro: la destra italiana vuole proporsi come architetto di un nuovo Occidente, non più relegato a difendere le rovine ma pronto a edificare con pilastri nuovi. 

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Leo Valerio Paggi
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Leo Valerio Paggi per La Voce del Patriota.

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