Ristoratori manifestano contro il governo. Multati senza pietà.

Ieri a Milano ristoratori, baristi e imprenditori del settore ospitalità, sono scesi in piazza esasperati da una situazione che non trova sbocchi. Hanno messo sul selciato le loro sedie vuote, a distanza di sicurezza e con mascherine sul viso hanno gridato la loro disperazione. Una protesta pacifica, nonostante il livello del malcontento sia parossistico, e dignitosa, nonostante la dignità di questi imprenditori sia stata in questi mesi calpestata a più riprese.

Alla fine della mattinata, la polizia ha preso le generalità dei manifestanti, che docili le hanno declinate e hanno elevato 15 verbali, comminando sanzioni da 400 euro per la violazione del divieto di assembramento. In una nota la prefettura risponde “era inevitabile”.

E sommessamente facciamo notare che invece non solo era doverosamente evitabile, ma anche che queste sanzioni rendono plasticamente l’idea di come si stia affrontando il problema.

Non occorre rammentare che uno dei settori che più di ogni altro soffra il lockdown sia proprio il settore ricettivo, anche per l’assoluta incertezza a cui lo sta esponendo il Governo. Nessun aiuto economico, nessuna previsione di ripresa o piano di ristrutturazione, fornitori, locatori e banche che bussano nonostante i mancati incassi e serrande abbassate che in moltissimi casi non si risolleveranno più. La ricettività è il fiore all’occhiello della nostra economia: solo la ristorazione ha portato 86 miliardi di euro di giro d’affari nel 2019, 46 miliardi di euro di valore aggiunto, realizzato da 336.000 imprese, di cui oltre 56.000 gestite da giovani sotto i 35 anni ed un terzo da donne, per 1,2 milioni di posti di lavoro.

Questo patrimonio è in ginocchio, tramortito senza colpa dall’emergenza sanitaria e dimenticato dal Governo che non programma e non sostiene in alcun modo le imprese. E allora di fronte allo sfacelo più totale, alcuni hanno raccolto le ultime forze morali rimaste per manifestare, si badi manifestare, nulla di più e raccontare storie di sofferenza non solo personali, ma di un mondo intero che sta per inabissarsi come Atlantide in un oceano di indifferenza. Hanno chiamato l’attenzione del governo e il governo ha risposto, offrendo il suo volto più vero: l’autoritarismo. Fino a due mesi fa gli imprenditori erano mucche da mungere e vessare di tasse e adempimenti, oggi che non possono più permettersi di pagarle quelle tasse non servono più e vengono gettati alle ortiche, dopo anni passati a fare grande l’ospitalità italiana e a contribuire pesantemente alle casse pubbliche. Oggi non servono più e se alzano il capo li bastonano facendosi beffe di loro. I “decreti”, che sembrano in realtà editti di un Satrapo ebbro, per loro non hanno significato solo l’abolizione della libertà personale e di iniziativa economica privata, ma anche la sottrazione del diritto di parola e di manifestazione del pensiero, per mano di un arcigno Leviatano che tira, stringe e soffoca. Ed è così che ieri si sono superati i limiti, andando oltre il limite  il limite della decenza, oltre il limite della sopportazione e ben oltre il limite della costruzione di un possibile nuovo patto sociale, se i contraenti al governo resteranno gli stessi.

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