Rocca di Papa, un colpo di pistola e il bisogno di giustizia vera

L’omicidio di Franco Lollobrigida a Rocca di Papa, avvenuto l’8 luglio in una piazza centrale del paese, ha scosso la coscienza di molti italiani. Non soltanto per la brutalità del gesto — un’esecuzione a sangue freddo, in pieno giorno — ma per la storia che lo precede, per il dolore mai sopito di una famiglia e per la domanda, silenziosa ma insistente, che attraversa l’intera vicenda: dov’è la giustizia?

Lollobrigida, 35 anni, era stato condannato in Appello a dieci anni per omicidio preterintenzionale, accusato di aver causato la morte di Giuliano Palozzi nel 2020. Un pestaggio in strada, originato da un presunto debito di pochi euro. Dopo l’assoluzione in primo grado, la condanna è arrivata solo l’anno scorso, ma l’uomo era a piede libero in attesa della sentenza definitiva. Martedì mattina, il padre di Giuliano, Guglielmo Palozzi, 61 anni, ha impugnato una pistola e ha fatto fuoco. Un solo colpo, fatale. Un gesto che nessuno può giustificare, ma che tanti oggi provano a comprendere.

Giustizia ritardata, dolore moltiplicato

Non è la rabbia, ma il bisogno di verità a emergere da questa vicenda. Il bisogno che ogni padre, ogni madre, ogni cittadino ha di sapere che chi sbaglia paga — e chi subisce ottiene risposte. Lo Stato di diritto è forte quando protegge, non solo quando punisce. È forte quando rassicura le persone oneste, quando dice chiaramente che la giustizia c’è, funziona, non tarda, non vacilla.

Quando invece si prolunga per anni tra sentenze incerte, ricorsi e rinvii, la giustizia non scompare: diventa opaca, difficile da comprendere per chi ha subito una perdita e cerca pace. In questa opacità nasce il rischio più grande: che il dolore cerchi scorciatoie, che si trasformi in vendetta.

Non giustizia fai da te, ma giustizia piena

Chi invoca una giustizia più rapida e certa non chiede il ritorno del Far West. Al contrario, chiede che lo Stato sia sempre più forte, più giusto, più vicino ai cittadini. Non basta celebrare i valori della legalità: bisogna renderli concreti. Non è la forza privata, ma la forza pubblica a dover garantire sicurezza, equità, equilibrio.

La sparatoria di Rocca di Papa ci racconta il prezzo che si paga quando una comunità perde fiducia nei tempi e nei meccanismi della giustizia. Non è lo Stato a essere fallito, ma è lo Stato a dover essere sostenuto — nei suoi uomini migliori, nelle sue riforme necessarie, nel suo compito essenziale di alleato delle famiglie e presidio della verità.

La risposta patriottica: più giustizia, meno ambiguità

È qui che la destra patriottica deve saper parlare con chiarezza. Noi non giustifichiamo la vendetta. Ma comprendiamo il dolore. E diciamo che una Nazione che protegge davvero le sue famiglie è una Nazione che non lascia i padri da soli a piangere, a lottare, a cercare risposte.

La certezza della pena non è un’ossessione repressiva, ma una condizione di civiltà e coesione sociale. Dove c’è giustizia, c’è pace. Dove c’è legalità certa, c’è anche misericordia, perché c’è ordine.

Il caso di Franco Lollobrigida a Rocca di Papa non è una pagina da archiviare con sgomento, ma un monito. Serve più giustizia, più autorità, più attenzione per le ferite profonde che attraversano le comunità locali.

Non possiamo permettere che il dolore si trasformi in solitudine, né che la solitudine diventi rabbia. La giustizia non può arrivare troppo tardi. Deve arrivare in tempo, e con forza.

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