Roma, 41 agenti feriti durante il corteo: servono regole chiare e tolleranza zero per la violenza

Il corteo di sabato a Roma, presentato come una manifestazione per la pace, si è concluso con un bilancio pesante per le forze dell’ordine: 41 agenti feriti, due arresti e numerosi danneggiamenti nel centro della Capitale. A essere coinvolti poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della penitenziaria impegnati nel servizio d’ordine.

La manifestazione, che secondo gli organizzatori avrebbe visto la partecipazione di centinaia di migliaia di persone, è degenerata in diversi punti del percorso autorizzato. Alcuni gruppi di facinorosi, travisati, hanno lanciato oggetti contro gli agenti, danneggiato vetrine e automobili e tentato di forzare i cordoni di sicurezza. Le immagini delle strade imbrattate e dei mezzi distrutti raccontano l’ennesimo episodio in cui una parte minoritaria rovina il diritto di manifestare di molti.

Il bilancio e le responsabilità

Secondo la Questura, gli scontri sono scoppiati quando un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo principale, dirigendosi verso piazza Vittorio e la zona di Santa Maria Maggiore. Gli agenti, colpiti da bottiglie e aste di bandiere, hanno risposto con interventi mirati per contenere i disordini. Sono state fermate e identificate diverse persone, due delle quali arrestate per resistenza e lesioni.

Il Viminale ha espresso solidarietà agli uomini e alle donne in divisa, ringraziandoli per la professionalità dimostrata. Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto ribadire la vicinanza del governo alle forze dell’ordine, sottolineando che non si può tollerare la violenza mascherata da attivismo politico.

Fratelli d’Italia: “Basta impunità”

Duro il commento dei parlamentari di Fratelli d’Italia, che hanno chiesto pene più severe e applicazione immediata delle norme già esistenti contro chi aggredisce pubblici ufficiali. “Ogni volta – hanno ricordato – assistiamo al copione di cortei annunciati come pacifici e trasformati in scene di guerriglia. È il momento di dire basta: chi colpisce un agente colpisce lo Stato”.

La richiesta di FdI è chiara: più tutela per le forze dell’ordine e certezza della pena per i violenti, senza zone grigie o giustificazioni ideologiche.

Il tema dell’ordine pubblico

La vicenda riapre la discussione sul confine tra libertà di manifestazione e tutela dell’ordine pubblico. Il diritto di protestare è garantito dalla Costituzione, ma non può essere trasformato in un pretesto per la violenza. Ogni volta che un corteo degenera, non è solo un problema di sicurezza: è una questione di rispetto per le istituzioni e per i cittadini che in quelle strade vivono e lavorano.

Vale la pena ricordare che l’Italia è tra i pochi Paesi europei ad aver sempre consentito manifestazioni a sostegno della Palestina, anche nei momenti più delicati del conflitto, a differenza dei nostri vicini francesi, dove il governo “liberal” di Emmanuel Macron ha scelto più volte la strada dei divieti preventivi. Una differenza sostanziale: da noi la libertà di espressione è tutelata, ma deve convivere con la responsabilità e con il rispetto della legge.

Servono regole chiare, responsabilità condivise tra organizzatori e autorità, e un impegno politico trasversale nel condannare senza ambiguità chi semina disordini

Umanità e violenza non possono convivere

La situazione internazionale e il dramma umanitario che scuotono molte aree del mondo suscitano interrogativi legittimi e meritano riflessione. È giusto chiedersi come ristabilire equilibrio, sicurezza e dignità per chi soffre. Ma resta difficile comprendere cosa c’entri la rabbia cieca, il lancio di oggetti, la devastazione delle città con un ideale di pace o di giustizia. La violenza non spiega, non convince, non costruisce: serve solo a squalificare le ragioni, anche quelle più sincere, di chi manifesta con rispetto.

Una linea di fermezza

Gli episodi di Roma confermano che la linea di fermezza del governo, in difesa delle forze dell’ordine e della legalità, resta necessaria. L’Italia non può permettersi di tornare agli anni dei cortei fuori controllo. Proteggere il diritto di manifestare significa anche difendere chi garantisce che quella libertà possa essere esercitata in sicurezza.

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