Roma caput mundi

In queste ore Roma torna a essere ciò che è sempre stata: il centro del mondo.
I grandi della Terra stanno convergendo nella Città Eterna per rendere omaggio a Papa Francesco nel giorno del suo funerale. Un momento di raccoglimento, certo, ma anche un’occasione inevitabile per parlare delle grandi questioni che incombono sulle nostre vite: la pace, i nuovi equilibri geoeconomici, le sfide geopolitiche che decideranno il futuro dell’Occidente.

Ed è significativo che tutto questo avvenga a Roma e non tra i corridoi anonimi di Bruxelles, non in sale spoglie che potrebbero essere scambiate per ospedali o uffici qualunque, ma nel luogo più carico di bellezza, di storia e di significato che il mondo conosca.

Un valore aggiunto inestimabile, che solo chi finge di ignorare il peso della storia può non vedere: perché solo la bellezza, la memoria e la spiritualità che si respirano a Roma possono ispirare decisioni capaci di guardare oltre l’immediato, verso ciò che eleva davvero l’uomo e la civiltà.

Roma non è un semplice scenario: è un personaggio della storia, un testimone attivo.
Insieme alla Grecia antica, ha civilizzato il mondo. Dalla grandezza dell’Impero Romano sono scaturiti i concetti di diritto, di cittadinanza, di istituzione, di università del sapere. È grazie a quella sintesi straordinaria di ordine e pensiero che l’Occidente ha potuto gettare le basi della sua straordinaria avventura culturale, scientifica, spirituale.

Questa eredità non si è dispersa: ha trovato continuità nella fede cristiana che da Roma – dal Vaticano – si è irradiata nel mondo, confermando e ampliando una visione dell’uomo come creatura libera, unica, irripetibile. Il Vaticano non è una sovrastruttura astratta: è pietra viva, è arte, è storia che si intreccia alla carne della civiltà.


Ed è per questo che, ancora oggi, quando il mondo ha bisogno di fermarsi a pensare, viene qui. È in questo contrasto che si misura la distanza tra la secolare profondità della nostra storia e la vuota immediatezza dei globalisti. Da una parte la stratificazione millenaria di una civiltà capace di costruire bellezza e ordine; dall’altra l’effimera astrazione di chi vorrebbe cancellare confini, identità, radici, nel nome di un futuro indistinto e senza volto.

Da dove, se non da Roma, tornare a fare grande l’Occidente?

Affidiamoci allora alla bellezza di Roma. Cerchiamo di guardarla non con l’abitudine distratta di chi vi cammina ogni giorno, ma con l’emozione e il rispetto di chi riconosce in ogni pietra, in ogni piazza, in ogni monumento, il respiro millenario di una civiltà che ha insegnato al mondo cosa significa costruire, pensare, credere.


Non commettiamo l’errore di darla per scontata, né pensiamo che la sua grandezza sia qualcosa di dovuto: Roma è eterna non per diritto naturale, ma perché generazioni di uomini e donne hanno saputo amarla, proteggerla, celebrarla e tramandarla.

Oggi tocca a noi. Essere degni di Roma significa sapere che la civiltà occidentale non è un bene acquisito una volta per tutte, ma un patrimonio vivo, fragile, che si regge sulla nostra capacità di rinnovarne ogni giorno il significato attraverso le nostre scelte, la nostra cultura, il nostro impegno.

Roma ci parla, e il suo messaggio non è fatto solo di bellezza da contemplare, ma di una lezione severa: ci ricorda che ogni costruzione grande e duratura nasce dalla fatica, dalla fede, dalla perseveranza, mentre ogni decadenza comincia dal momento in cui si smette di sapere chi si è, da quando si rinuncia a credere in qualcosa che valga più del proprio immediato interesse. Se davvero vogliamo ricostruire la grandezza dell’Occidente, se davvero vogliamo restituire forza e dignità alla nostra civiltà, allora dobbiamo tornare a guardare il mondo da qui:
da Roma, da questo centro della storia in cui tutto parla di radici profonde, di sfide vinte e di sogni eterni.


Non dalle sale impersonali e sterili che ben rappresentano un’Europa senz’anima, ma da questa città dove ogni angolo racconta il miracolo di un’umanità che ha saputo elevarsi attraverso la bellezza, la ragione, la fede.

Roma non è solo il nostro passato: è prova, eredità, dimostrazione che l’eterno è possibile se abbiamo il coraggio di essere noi stessi, di edificarlo sulle fondamenta dei nostri valori.
Da Roma, ancora una volta, può rinascere tutto. E se sapremo raccogliere questo lascito con umiltà e coraggio, se sapremo lasciarci ispirare e guidare dalla sua grandezza, allora potremo davvero tornare a costruire un Occidente degno delle sue origini, capace di affrontare il futuro senza rinnegare la propia anima.

Perché non c’è altro luogo da cui ripartire. Non esiste radice più salda, più profonda, più vera.

Torniamo a Roma, torniamo a casa.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente di marketing digitale, docente alla IATH Academy, è autore di 9 libri. È stato inviato di Vanity Fair alle elezioni USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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