Salis a Che Tempo Che Fa, Barcaiuolo (FdI): “Uno spettacolo indecente che insulta le vittime della violenza politica”

«L’intervista di Ilaria Salis nel salotto televisivo di Fabio Fazio è stata uno spettacolo indecente: un’autocelebrazione travestita da battaglia per i diritti, che offende le vere vittime della violenza politica. Salis, eletta europarlamentare grazie a una mossa pretestuosa di Avs, che ha trasformato la sua vicenda in una bandiera ideologica, rifiuta di fare i conti con la realtà: è accusata di aggressioni brutali contro manifestanti inermi e, invece di chiarire le proprie responsabilità, si dipinge come martire dell’antifascismo». A parlare è Michele Barcaiuolo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Esteri e Difesa al Senato della Repubblica.

«Salis – prosegue Barcaiuolo – torna sulla scena mediatica per presentare un libro che, più che un’autobiografia, sembra un’apologia. Nel frattempo, il governo ungherese ha chiesto la revoca della sua immunità e sarà il Parlamento Europeo a decidere. Ci auguriamo che non si ceda alla narrazione di chi, dopo aver partecipato a scontri violenti, cerca di passare per vittima. Fratelli d’Italia continuerà a denunciare ogni tentativo di riscrivere la storia a uso e consumo della propaganda politica della sinistra». «Come se l’indecente spettacolo televisivo non fosse già abbastanza – prosegue il senatore –, qualche giorno fa Ilaria Salis è stata nominata nella Commissione speciale per la crisi della casa in Unione Europea. Un paradosso assoluto: Salis rivendica con fierezza un passato di occupazioni abusive, una pratica che ha privato famiglie oneste di un tetto, e che il governo Meloni sta contrastando con il ddl Sicurezza. Oggi, tuttavia, grazie al lasciapassare offertole da Bonelli e Fratoianni, è parlamentare europea: evidentemente, per Avs, quello che è illegale può diventare giusto se a farlo è uno dei loro». 

«Abbiamo assistito all’ennesima messa in scena mediatica per ripulire l’immagine di chi, invece di rispondere della propria violenza, si nasconde dietro a un vittimismo autocelebrativo. Ma la realtà dei fatti non si cancella con la propaganda e, a due anni di distanza dalle brutali aggressioni di Budapest, ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso», conclude Barcaiuolo.

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