“Il governo si attivi relativamente alle ripetute dichiarazioni del sindaco di Spoleto per ciò che concerne il rischio di infiltrazioni malavitose da ultimo a margine del dibattito cittadino conseguente alla decisione della Giunta regionale dell’Umbria di destinare il presidio ospedaliero di Spoleto a presidio COVID-19”.
Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, capogruppo in commissione Sanità, primo firmatario di un’interrogazione nel merito insieme ad altri colleghi senatori di FdI.
“Da notizie di stampa – osserva Zaffini – apprendiamo che il primo cittadino di Spoleto avrebbe affermato ‘che ci è stato dato uno schiaffo a tutti, quelli mi dicono ma sì, via, ma va, ma chi ce lo fa fare, magari arrivano i soldi dalla Calabria’. A fine marzo il Dipartimento di Pubblica Sicurezza, guidato da Franco Gabrielli, diramava ai vertici sul territorio una direttiva della DAC (Direzione centrale anticrimine). Francesco Messina, direttore della DAC, afferma che è divenuto necessario «un mirato e specifico sostegno informativo e investigativo» sui «futuri scenari evolutivi della criminalità organizzata», che le mafie sono «solite operare nelle pieghe delle criticità sociali» e che l’obiettivo «di reinvestire flussi significativi di capitali in diversi segmenti del tessuto produttivo e finanziario» sarà, a breve, a portata di mano dei criminali”.
“In questo quadro complessivo di massima allerta – sottolinea Zaffini – destano particolari preoccupazioni le affermazioni rese dal primo cittadino di Spoleto, fatto che ha indotto alcuni consiglieri comunali a chiedere al Prefetto di Perugia un’audizione urgente per verificarne la natura, anche alla luce di reiterate e analoghe dichiarazioni rese dal Sindaco medesimo sempre in veste istituzionale, ma in circostanze diverse”.
“Richiede la doverosa attenzione – conclude Zaffini – la circostanza che il sindaco di Spoleto sia a tutt’oggi un magistrato in servizio, circostanza questa che determina l’insorgenza del dubbio sull’origine di tali dichiarazioni, e sul fatto che le stesse possano essere connesse alla disponibilità di informazioni di cui egli è in possesso in virtù del suo ruolo. La vicenda merita la massima attenzione anche in considerazione del fatto che Spoleto è sede di una casa di reclusione che ospita detenuti in regime di 41-bis, un regime detentivo speciale introdotto nel nostro ordinamento proprio per neutralizzare la pericolosità di detenuti che, in virtù dei legami con le associazioni criminali e mafiose di appartenenza, sono in grado di continuare a delinquere dal carcere”. In definitiva – conclude Zaffini – ci preme sapere e nel caso auspicabilmente poter rassicurare l’intera cittadinanza ovvero, in caso contrario, porre in essere ogni possibile misura di contrasto e prevenzione utile al ripristino della sicurezza e della legalità”.