«Roma non è una città come le altre». È da questa consapevolezza che parte la riforma costituzionale più importante degli ultimi decenni, approvata oggi in Consiglio dei Ministri e annunciata dalla premier Giorgia Meloni in un video diffuso nel tardo pomeriggio. Il disegno di legge eleva Roma Capitale a ente costitutivo della Repubblica, dotandola finalmente di poteri legislativi in materie chiave per la vita quotidiana dei suoi cittadini: urbanistica, trasporti, commercio, turismo, beni culturali e ambientali. Un passaggio che rappresenta, nelle parole della presidente del Consiglio, «una svolta storica, concreta e simbolica» destinata a ridefinire il ruolo di Roma non solo come capitale d’Italia, ma come centro nevralgico dell’Occidente. «Roma è la Capitale d’Italia, del cristianesimo, del Mediterraneo. È il Comune più popoloso ed esteso della Nazione, custode della più alta concentrazione di beni storici e culturali al mondo. Eppure, fino ad oggi, è stata governata con gli stessi strumenti di un piccolo municipio. È una distorsione alla quale mettiamo fine», ha dichiarato Meloni con tono netto e determinato. Il confronto con le altre capitali europee e mondiali, da Parigi a Washington, è per la premier «impietoso». E ha aggiunto: «È un tema di cui si discute da decenni, ma che nessuno, prima di noi, ha avuto il coraggio di affrontare. Noi sì, e lo stiamo facendo con coerenza, rispetto del programma e visione strategica». La riforma va oltre l’attribuzione di nuove competenze: prevede un ridisegno profondo della governance cittadina, con l’introduzione di una successiva normativa per ridefinire il ruolo dei Municipi e rendere la macchina amministrativa più vicina ai cittadini. Si tratta, quindi, non solo di una revisione normativa, ma di una visione politica che vuole Roma all’altezza della sua storia e delle sue funzioni. Non è un caso che la premier abbia voluto sottolineare il lavoro sinergico tra Governo, Regione Lazio e Campidoglio, che ha portato a un risultato che sembrava irraggiungibile. «Grazie a questa riforma potremo finalmente restituire a Roma il valore che merita e che la storia le riconosce», ha detto, concludendo che «tutte le nazioni serie e degne di questo nome sanno quanto siano importanti la credibilità, il prestigio e l’autorevolezza della propria capitale. E noi non vogliamo più essere da meno». Roma è oggi una metropoli da 2,8 milioni di abitanti, schiacciata tra la grandezza del suo passato e la difficoltà a gestire le sfide del presente: traffico, turismo di massa, manutenzione urbana, archeologia, sicurezza. Il tutto mentre ospita le sedi dei poteri dello Stato, il Vaticano, le ambasciate e le organizzazioni internazionali. Ma il suo status giuridico non è mai stato adeguato a questo ruolo. Ecco perché il governo Meloni interviene con una riforma che rompe un tabù e apre una nuova stagione. Il modello è quello delle grandi capitali globali: Berlino, Londra, Canberra, Vienna. Tutte dotate di strumenti adeguati. Roma no. Fino ad oggi. Il disegno di legge rappresenta quindi anche un potente messaggio politico e culturale: investire su Roma significa investire sull’identità nazionale, sul futuro dell’Italia, sulla sua posizione nello scacchiere globale. «Una Capitale forte è il volto di una Nazione forte», ha detto Meloni. Ora inizia l’iter parlamentare, che richiederà ampio consenso e due letture in entrambe le Camere. Poi toccherà alla legge ordinaria sui Municipi. Infine, l’attuazione concreta, che dovrà trasformare la riforma in risultati misurabili. I cittadini romani, spesso delusi da promesse disattese, osservano con attenzione. Ma anche con speranza. Perché Roma merita di più. Perché Roma, oggi, ha l’occasione di tornare a essere ciò che non ha mai smesso di essere: il cuore pulsante dell’Italia. E questa volta, grazie al coraggio e alla visione di Giorgia Meloni, non sarà più soltanto un sogno. Sarà legge. Sarà forte. Sarà Roma.