La veste indossata da Silvia Romano non è un abito tradizionale somalo, ma un simbolo di sottomissione delle donne e di ricatto da parte del fondamentalismo.
Così Souad Sbai, giornalista e Presidente delle donne marocchine in Italia a Quarta Repubblica, programma condotto da Porro, andato in onda l’altro giorno.
Continuando a commentare la liberazione della giovane cooperante milanese dopo un anno e mezzo di sequestro in Somalia, l’ex deputata del Pdl spiega che al Shabaab, il gruppo jihadista somalo che ha rapito la Romano e che l’avrebbe liberata dietro il pagamento di un riscatto da 4 milioni di dollari, nasconde qualcosa di più grosso.
“Quattro milioni non sono niente per questi terroristi -ha spiegato la Sabai -, lì c’è stato qualcosa di più; grosso“. Magari uno scambio di influenze, un riconoscimento di credibilità inimmaginabile per il gruppo terroristico, “incoronato” come padrone del corno d’Africa proprio grazie a questa negoziazione.
Scenari inquietanti, quelli descritti dalla giornalista che spiega come secondo lei Giusppe Conte e Luidi Di Maio siano caduti nella trappola del fondamentalismo di Qatar e Turchia.
Oggi, su La Bussola Quotidiana, ha detto che Il prezzo da pagare non è solo quello del riscatto: anche l’Italia è stata costretta a subire la strumentalizzazione del proselitismo fondamentalista dei Fratelli Musulmani, sponsorizzati dal Qatar e dalla Turchia di Erdogan, il cui ruolo nella trattativa mostra quanto sia pericolosa anche quando finge di esserti amica.
L’Italia – ha scritto la Sbai – è stata infatti costretta a subire la strumentalizzazione di cui è stata vittima la stessa Silvia Romano, trasformata in Aisha quale simbolo del proselitismo fondamentalista praticato dai numerosi militanti e frequentatori della vasta rete di moschee, centri culturali e scuole religiose diffuse ormai a macchia d’olio all’interno del territorio italiano (ed europeo), che fanno capo, direttamente o indirettamente, all’organizzazione transnazionale islamista dei Fratelli Musulmani: quella che dal 1928, anno della sua fondazione in Egitto, continua a coltivare l’ambizione della restaurazione del Califfato mondiale attraverso il jihad nella forma del terrorismo di Al Qaeda o dell’ISIS (e pertanto di Al Shabab in Somalia, come di Boko Haram in Nigeria); del rovesciamento dell’ordine mediorientale al fine d’instaurare regimi fondamentalisti antioccidentali (Primavera Araba); della penetrazione del tessuto sociale, culturale, politico e, naturalmente, religioso dei paesi europei.