Dharamshala – 2 luglio 2025. A pochi giorni dal suo 90° compleanno, il Dalai Lama ha lanciato un messaggio che sa di sfida aperta a Pechino, uno schiaffo simbolico ma potentissimo, che riaccende i riflettori su una delle partite religiose e geopolitiche più delicate del nostro tempo: la successione del leader spirituale del popolo tibetano. Lo avevamo anticipato ieri in questo articolo.
Con un videomessaggio trasmesso durante la XV Conferenza Religiosa Tibetana, in corso a Dharamshala (India), Tenzin Gyatso ha messo nero su bianco il suo piano: la reincarnazione del prossimo Dalai Lama sarà gestita esclusivamente dal Gaden Phodrang Trust, l’ufficio fondato dallo stesso leader in esilio. Nessuna ingerenza esterna sarà accettata. Tanto meno quella della Repubblica Popolare Cinese.
“Nessun altro ha l’autorità di interferire”, ha detto, rispondendo alle pressioni arrivate da anni dai fedeli, sia in esilio che in patria. La guida spirituale tibetana ha confermato: “L’istituzione del Dalai Lama continuerà”, dissipando i dubbi su un’eventuale interruzione del lignaggio iniziato nel 1587.
Una risposta diretta al regime di Pechino
La Cina, com’era prevedibile, ha reagito con stizza. La stampa di regime – Xinhua, Global Times, e istituzioni come l’Università Superiore del Buddhismo Tibetano – ha parlato di “manipolazione politica” e ha ribadito che “la reincarnazione non può essere decisa da un singolo individuo”.
Secondo la narrazione del Partito, il rituale dovrebbe avvenire con l’estrazione da un’urna d’oro, metodo introdotto nel XVIII secolo ma controllato oggi da Pechino. Una versione “sinizzata” e statalizzata del Buddhismo, funzionale al dominio sul Tibet e al controllo delle coscienze.
Ma il Dalai Lama ha rotto il silenzio proprio per evitare che la sua morte apra le porte a un’operazione di sostituzione orchestrata dalla dittatura cinese: una reincarnazione “di Stato” costruita a tavolino, come già avvenuto con il Panchen Lama nel 1995, quando il vero bambino riconosciuto dal Dalai Lama venne rapito e fatto sparire. Da allora, Pechino impone un suo Panchen Lama, mai accettato dal mondo buddista in esilio.
Dharamshala risponde compatta: “Nessuna legittimità al burattino cinese”
Alla conferenza di Dharamshala, i massimi leader delle scuole buddiste tibetane hanno approvato una risoluzione storica: sostegno pieno al Dalai Lama e ferma condanna delle ingerenze cinesi. “Condanniamo fermamente l’uso politico della reincarnazione da parte della Repubblica Popolare Cinese”, si legge nella dichiarazione. E ancora: “Non accetteremo mai una figura scelta da Pechino”.
Il documento ribadisce che solo il Gaden Phodrang Trust potrà avviare il processo di riconoscimento, come da tradizione secolare: sogni, visioni, indizi spirituali e test segreti per individuare il bambino che incarnerà il prossimo Dalai Lama. Ma con un punto fermo: niente Tibet sotto occupazione, niente Cina comunista. La libertà spirituale è condizione necessaria alla verità.
Uno scontro destinato a radicalizzarsi
In gioco non c’è solo la guida religiosa di milioni di fedeli, ma la legittimità culturale e spirituale dell’intero popolo tibetano, oppresso dal regime comunista sin dal 1950. Il Dalai Lama lo sa, e per questo ha scelto di parlare chiaramente: “Il mio successore nascerà nel mondo libero”.
Dietro questa frase c’è tutta la strategia della resistenza tibetana in esilio: evitare che la morte del Dalai Lama diventi l’occasione per Pechino di fabbricare un burattino spirituale, svuotando la figura millenaria della sua sacralità. Il rischio è quello di due Dalai Lama: uno autentico, riconosciuto dall’esilio e dal popolo; uno di cartone, fabbricato dai burocrati del Partito.
Novant’anni e una battaglia ancora aperta
Il 6 luglio, il Dalai Lama compirà novant’anni. Un’età avanzata, ma non ancora il tempo dell’addio. Con il suo messaggio, ha dimostrato che la battaglia per l’anima del Tibet non è affatto finita. E che la sua eredità non sarà sequestrata dai dittatori in giacca maoista.
Un popolo oppresso ha ancora una voce. E quella voce, oggi, ha detto in sostanza:Mi reincarno dove e come dico io.