La maggioranza degli Italiani segue con distacco e disincanto lo sciopero dei magistrati annunciato dall’Anm ( Associazione nazionale magistrati). Ai tempi di Tangentopoli, il popolo sosteneva
convintamente l’azione delle Procure. Oggi, invece, nei confronti delle toghe militanti il clima è radicalmente cambiato e il ‘tifo’ di allora è ora solo un pallido ricordo. Anzi, la stragrande maggioranza considera l’Anm una vera casta, un sodalizio di mero potere, il cui unico obiettivo consiste nel condizionare governo e Parlamento. Se tutti, o quasi, lo hanno ormai capito il merito va in parte ascritto anche al ministro Nordio che con la sua azione riformatrice ha costretto l’Anm a gettare la maschera, rendendo chiaro a tutti che la tanto sbandierata difesa della Costituzione non c’entra nulla con la separazione delle carriere tra pm e giudici. Quello odierno è stato
perciò uno sciopero inutile, un atto di mera propaganda, proprio come la mozione di sfiducia a Nordio. Il classico colpo di coda per rallentare la riforma della giustizia.
Il giudice Cioffi: Vi spiego perchè non ho scioperato”
“Non ho allo sciopero indetto per oggi dall’Associazione nazionale magistrati. La ritengo una manifestazione del pensiero che non si addice ai magistrati e trovo singolare che chi ha il compito
costituzionale di applicare le leggi si opponga a una legge in corso di approvazione in Parlamento, peraltro usando argomentazioni che esulano dai contenuti della riforma”. A dirlo, intervistato dal
Foglio, è Giuseppe Cioffi, giudice del tribunale di Napoli nord, del quale è stato anche presidente, da 38 anni con la toga sulle spalle e che nei giorni scorsi aveva anticipato a “La Voce del Patriota” la sua decisione.
Cioffi non è stato l’unico magistrato a non aderire allo sciopero di oggi dell’Anm contro la riforma Nordio, ma è fra i pochi a non farsi problemi a dichiararlo aperta-mente. “Non ho mai scioperato, anche quando ero molto giovane e attivo nell’ambito dell’Anm”, spiega. Ciò che più infastidisce Cioffi è che “tutto ciò di cui l’Anm si sta lamentando non è reale”. “Nella riforma in discussione in Parlamento non c’è nulla che preveda la sottoposizione del pubblico ministero all’esecutivo, non c’è nulla che comporti una diminuzione della libertà e della terzietà del giudice, non c’è nulla che porti con sé altri pericoli alla democrazia o attentati alla Costituzione. Questi slogan sono stati agitati dall’Anm fin dal 1989, anno di entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale. Sono sempre gli stessi slogan, pure con le stesse parole”, dice Cioffi. “Alcuni argomenti che sono stati messi in campo dall’Anm sono palesemente propagandistici”, insiste il giudice napoletano.
“Come si fa a opporsi alla riforma dicendo che la separazione delle carriere era contenuta nella bozza di programma della P2? Sarà pure vero ma di separazione delle carriere si parlò già durante i lavori della Costituente, persino nelle discussioni sindacali della magistratura negli anni Quaranta. Dal mio punto di vista ritengo la riforma una conseguenza naturale della riforma del processo del 1989″.