“Se mi chiudi, non mi chiedi”, flash mob oggi a Padova e Verona. De Carlo: “I lavoratori veneti non possono più essere presi in giro”

Il flash mob promosso da Fratelli d’Italia “Se mi chiudi, non mi chiedi” continua a raccogliere successo in Veneto e, dopo l’appuntamento delle scorse settimane a Belluno e a Conegliano e venerdì nel Trevigiano a Pieve del Grappa, oggi ha toccato le piazze di Padova e Verona.
Presente ad entrambi gli appuntamenti, organizzati dai coordinamenti di Fratelli d’Italia delle due province rispettivamente davanti al municipio di Palazzo Moroni e in Piazza Bra, il senatore e coordinatore regionale del partito, Luca De Carlo: “L’insoddisfazione e la preoccupazione degli imprenditori e lavoratori veneti sono ormai alle stelle: lo vediamo semplicemente dal successo sempre maggiore che questa iniziativa sta riscuotendo ad ogni occasione”, sottolinea. “Quello che doveva essere il governo dei migliori sta semplicemente ripetendo quanto fatto, con scarsi risultati, dal precedente esecutivo: qualcuno gioisce per le riaperture dal 26 aprile, ma bisogna sottolineare come sia una ripartenza parziale. Quando si potrà tornare al bar o al ristorante al chiuso, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza? Quando verrà tolto il coprifuoco, così da aumentare le ore di possibile lavoro per le attività e da “diluire” nella serata il numero di clienti nei locali? E queste sono le domande che riguardano i settori che tra una decina di giorni potranno lentamente ricominciare a lavorare: ci sono poi palestre e piscine al coperto, che dovranno aspettare un altro mese, mentre fiere, terme e parchi tematici – realtà di grande rilievo per le città che abbiamo visitato oggi – si dovrà aspettare luglio. Non si deve correre, certo, ma dove si può bisogna riaprire in sicurezza, altrimenti quando sarà il momento non ci sarà più nessuno da far ripartire”.
Chiare le richieste del mondo del lavoro veneto, del quale Fratelli d’Italia con in prima fila De Carlo vuole farsi portavoce in Parlamento: “Riaprire in sicurezza, indennizzare le imprese per la copertura dei costi fissi, e cancellare il pagamento di imposte e tasse per le realtà chiuse per decreto dal governo. Se lo Stato per legge non mi ha fatto lavorare, non può credere e, peggio, pretendere che possa avere le risorse per pagare: sembra un pensiero banale, ma evidentemente a Roma non la pensano così”, chiude De Carlo.

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