Il senatore Marco Rizzo rompe subito il ghiaccio: “La sinistra ormai è quella dei diritti civili, non più dei diritti social”. Poi, sul suo ipotetico “passaggio a destra”, precisa: “Non è che passo a destra, è solo che questa sinistra non è la mia. Io sono per un sovranismo popolare”.
Tommaso Longobardi (responsabile social di Giorgia Meloni) prende di mira la comunicazione di Elly Schlein, ricordando quando invocò una legge urgente sull’“omobilesbotransfobia”. Rizzo lo interrompe ironico e pungente: “Che ca…o è?”, e aggiunge: “Una come Schlein, che legge persino le “pause teatrali” nei discorsi, garantisce a Meloni altri 100 anni di governo”.
Il moderatore Nicola Caruso rilancia con una domanda al direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, sul significato della sigla “LGBTQIA+” e sulla sua onnipresenza nelle produzioni culturali. Cerno attacca: “Siamo arrivati a fare classifiche come si fa con gli insetti. Ognuno di noi finirà per avere una ca…o di lettera”. Poi affonda: “I veri progressisti oggi sono i conservatori, perché custodiscono la qualità del progresso che ci ha resi ciò che siamo”.
La parola passa a Matteo Hallissey, presidente di +Europa e dei Radicali italiani, che mette nel mirino la censura: “Non deve esserci per nessuno”. Cita la sua passione per il rap e denuncia il processo a una sua band preferita per “terrorismo”. Poi la stoccata alla sinistra: “Bisogna mandare a fanc… quella parte che pensa che le vere e grandi battaglie siano per gli asterischi o le schwa”. Infine, apre a una collaborazione con la destra “sui veri diritti, che non hanno colore politico”.
Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro entra sul tema donne e violenza: “Se dico che in certe comunità c’è una cultura della sottomissione femminile, o che una madre ha partecipato all’omicidio di Saman perché non accettava il matrimonio combinato, divento retrogrado? Bene, allora sono fiero di esserlo”. Rivendica i risultati del governo: record di occupazione femminile, divieto dell’utero in affitto, primo PDC donna della storia d’Italia. Poi l’affondo: “E la sinistra, di fronte a tutto questo, giustamente, richiama al patriarcato”.
Cerno viene poi incalzato sul “woke”: “Vogliono tappare la bocca a chi non la pensa come loro. Più provano a zittire, più falliscono e devono inventarsi qualcosa di nuovo”. Racconta anche episodi personali: “Ogni volta che scrivo di loro (la sinistra) sul giornale mi arriva una lettera dall’avvocato. E questi sarebbero i paladini della libertà di parola!”. Siparietto con Hallissey che prova a intervenire, subito interrotto da Cerno: “Eccola, eccola la libertà di parola! E lui è pure uno dei migliori, ma già si sta adattando”.
Il clima si fa più leggero quando Caruso ironizza: “Immagino che stasera ci accuseranno di essere stati solo uomini sul palco”. Cerno coglie la palla al balzo: “Io sono froc…o, sono froc…o!”.
Non mancano altri affondi. Rizzo sui Referendum (fortunatamente non riusciti) sul lavoro: “Landini è un traditore della classe operaia”. Poi avverte la destra: “Non dovete avere il complesso d’inferiorità verso la sinistra. Oggi c’è uno stalinismo con soli Stalin”.
Hallissey solleva poi il tema del sovraffollamento carcerario e delle condizioni degli agenti di polizia penitenziaria. Delmastro replica secco: “sono 50 anni che le carceri sono sovraffollate. Ma a differenza della sinistra che parla nei salotti a Capalbio, questo governo si sta impegnando davvero per cambiare le cose”.
Un panel vivace, fatto di battute e provocazioni, ma soprattutto di un messaggio chiaro: il tempo del politicamente corretto è finito, quello della libertà è appena iniziato, grazie alla Destra!