Settore primario, settore strategico. L’Italia in cammino tra passato e futuro

Una Caravella tricolore per la Rivista

Il 21 aprile, Natale di Roma, la Rivista “Partecipazione” ha ricevuto il premio “Caravella Tricolore” conferito dalla Fondazione An, in una cerimonia voluta e condotta dal Senatore Domenico Gramazio e dal vicedirettore del Tg2 Maria Antonietta Spadorcia. Tra gli ospiti e i premiati tanti politici, intellettuali e giornalisti di rilievo, a cominciare da Marco Valle e Daniele Capezzone. Un piccolo grande riconoscimento per la Rivista, tra le cui motivazioni vi è quella, fin troppo lusinghiera («siamo nani sulle spalle di giganti»), di rappresentare l’«erede storico della Rivista di Studi Corporativi». Il lascito politico e culturale dell’Istituto di Studi Corporativi rappresenta il primo punto di riferimento dell’Istituto Stato e Partecipazione, che proprio attraverso il periodico che avete tra le mani sta provando a rilanciare i temi della valorizzazione dei corpi intermedi; della programmazione nazionale «impegnativa e concertata» tra categorie; della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese e al processo politico fino a una vero e proprio sforzo etico e scientifico allo stesso tempo che abbia al centro l’idea di uomo sociale e non homo oeconomicus. In questa strada si è scelto di valorizzare uomini e temi che hanno tracciato i contorni di un modello sociale originale e comunitario, in un lungo filo rosso che dalla settecentesca Economia civile arriva fino alle idee di partecipazione dal respiro europeo, passando per il sindacalismo rivoluzionario e lo sforzo della “destra sociale” del dopoguerra italiano. Si tratta degli ambienti animati da Diano Brocchi, Gianni Roberti, Giano Accame e Gaetano Rasi, solo per fare alcuni nomi che meritano di essere riscoperti a livello accademico e politico. E proprio dalle mani di Cristiano Rasi, nipote di Gaetano, è stata conferita la “Caravella tricolore” per la Rivista. Si tratta di una responsabilità non di poco conto, in una strada che dovrà essere il più possibile aperta, trasversale, costruttrice di confronti e dibattiti senza alcuna barriera. Dalla Cisl ad ambienti culturali, politici e sindacali italiani e internazionali si dovrà provare a stimolare la riflessione e lo scambio di idee su temi quali la già menzionata partecipazione dei lavoratori, che sta emergendo sempre più quale uno dei canali più utili per gestire il mondo delle “transizioni” digitali e dell’intelligenza artificiale.

Il Settore primario oltre le semplificazioni

Il presente numero si apre con una serie di saggi che, oltre al tema partecipativo (esplorato da Bozzi Sentieri, Castro e Vivaldi-Forti), offre una serie di spunti importanti che vanno dalla questione fondamentale dell’energia (Grandi, Sofo) a lavoro ed economia (Boscolo Pecchie, De Pedys) passando per un approfondimento sulle figure di Putin e Zelensky firmato da Pietrobon e Muratore, puntuali osservatori delle dinamiche internazionali. Infine, ospitiamo un articolo sul tema dell’ambientalismo in Nisbet (un grande pensatore del conservatorismo) a cura di Spartaco Pupo, un ingresso importante nel Comitato Scientifico della Rivista, che ha da poco dato alle stampe anche il volume Oicofobia edito da Eclettica in collaborazione con l’Istituto. Il Focus del numero è dedicato all’agricoltura, “settore primario, settore strategico”, un tema trattato troppo spesso con superficialità dai grandi media, che viene esplorato attraverso una serie di articoli e interviste a professionisti di alto livello, e curato magistralmente da Righini, già autore con Joime del testo Tradizione Ecologica (in antologia sono presenti l’introduzione e la prefazione del Senatore De Carlo al libro). Per profondità e capacità di analisi, mi permetto di scrivere che questa serie di articoli meriterebbe di essere discussa, presa a modello e criticata tanto a livello governativo che di Riviste ed enti specializzati.

Inoltre, proprio Joime ha scritto nel presente numero l’articolo La guerra dell’energia. L’Ira americana, il Made in China, il Green Deal europeo e il piano Mattei italiano entrando nel vivo di sfide su cui si deciderà il nostro futuro di italiani ed europei. La ricerca del massimo di indipendenza produttiva sul piano agricolo ed energetico, unita al rilancio dei territori, delle filiere interne e delle politiche industriali, è la stella polare della produzione scientifica dell’Istituto sin dall’Italia del Futuro di quasi tre anni fa. Il numero si conclude poi con i consueti e interessanti approfondimenti di Marenghi (sul Movimento Sociale Italiano), Marrara (che torna sul tema energia) e Lezzi (Cina e America Latina), le recensioni (Coldiretti e Mediterraneo) ed a una rassegna che riporta il documento internazionale promosso dall’Ugl per la difesa dei lavoratori europei fino ad un articolo di più di 40 anni fa della Rivista di Studi Corporativi, il quale testimonia la lungimiranza di un gruppo di studiosi che seppe fare analisi spesso ancora d’attualità. Sui temi “verdi”, sta diventando sempre più difficile trovare materiale scientifico capace di  andare oltre le visione semplicistiche dell’ambientalismo contemporaneo, il più delle volte sganciato dalla realtà, dal mondo produttivo e dalle dinamiche internazionali. A questo proposito, mi sia consentito chiudere con una lunga citazione del professor Danilo Breschi apparsa sulla Rivista Il Pensiero storico, che sottolinea la contraddizioni di molti dei “rivoluzionari” dei nostri tempi: «Esistono movimenti ecologisti-ambientalisti (peraltro tra loro diversi), alcuni dei quali cospicuamente sostenuti a livello mediatico. È vero che l’anticapitalismo a parole circola ancora molto negli atenei di mezzo mondo. Ma la realtà è tutt’altra: al di là dello sfogo puramente verbale e retorico di qualche élite acculturata, magari la stessa che si giova del benessere generato dal tecno-capitalismo contemporaneo e si guarda bene dal privarsene sul serio, le società occidentali procedono spedite nell’edificare un paradigma comportamentale e valoriale capace di amalgamare perfettamente utilitarismo individualistico e umanitarismo equo-solidale, ricerca personale del profitto e correttezza politica sotto forma di linguaggio sensibile ai diritti e alle diversità, meglio se fluide e mobili. Fluidità, flessibilità e costante disponibilità al mutamento sono del tutto consentanee al pieno dispiegamento di quella mentalità consumistica di cui si alimenta il capitalismo tecno-digitale e informativo-comunicativo contemporaneo».

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Francesco Carlesi
Francesco Carlesi
Presidente dell'Istituto "Stato e Partecipazione".

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