Sfiducia Salvini-Santanchè: la Camera ha perso un po’ di tempo

È andata come doveva andare e come si sapeva che sarebbe andata. La Camera dei Deputati ha respinto sia la mozione di sfiducia presentata contro il Vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che una mossa parlamentare analoga avanzata nei riguardi del ministro del Turismo Daniela Santanchè. La mozione, diciamo così, anti-Salvini era stata promossa da Azione e chiedeva le dimissioni del ministro a causa dei legami intercorsi fra la Lega e Russia Unita, il partito di Vladimir Putin. Ad essa, si sono unite tutte le opposizioni, (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Alleanza Verdi Sinistra), ma la maggioranza di Governo si è dimostrata granitica ed è giunta la bocciatura da parte di Montecitorio con 211 voti contrari, 129 favorevoli e 3 astenuti, ossia, i deputati del Sudtiroler Volkspartei, gli autonomisti dell’Alto Adige.

La mozione di sfiducia rivolta a Daniela Santanchè aveva come primo firmatario il Movimento 5 Stelle e invocava le dimissioni della responsabile del Turismo per le inchieste giudiziarie che la coinvolgono o lambiscono. I partiti di Governo si sono rivelati nuovamente uniti, così com’è successo durante il voto su Salvini, i tre rappresentanti del SVP hanno ribadito un’altra astensione, ma qui, le opposizioni si sono invece divise. A favore della sfiducia per Daniela Santanchè, oltre al M5S, hanno votato il PD, Azione e AVS, mentre Italia Viva di Matteo Renzi ha scelto di respingere la mozione assieme al centrodestra e il risultato è stato questo: 213 voti contrari, 121 favorevoli e 3 astenuti. Si sapeva sin dall’inizio come sarebbe andata a finire, ed erano coscienti di questo, anche se non lo ammetteranno mai, pure i promotori delle mozioni di sfiducia. Questo Governo, sin dal proprio insediamento del 2022, marcia compatto su ogni tema e certamente non si sarebbe sfaldato di fronte alle pretese di Carlo Calenda e del M5S.

Le opposizioni sono ben consapevoli della coesione che contraddistingue la maggioranza governativa guidata da Giorgia Meloni, eppure, si è scelto ugualmente di intraprendere una inutile battaglia che ha fatto perdere del tempo prezioso alla Camera. Avevano senz’altro tutto il diritto di farlo, ma sarebbe meglio investire le giornate in Parlamento per produrre contenuti utili alla Nazione anziché imbarcarsi in sterili guerre ad personam, peraltro basate su motivazioni fragili. La Lega ha interrotto ogni dialogo con Russia Unita subito dopo l’inizio dell’aggressione di Mosca in Ucraina e questo è un fatto che conta così come è fattuale il costante appoggio del partito di Matteo Salvini, in Parlamento e in Consiglio dei Ministri, alla linea del Governo, che invia aiuti militari ed economici a Kiev e crede nel posizionamento occidentale mirato a contenere le pretese di Putin. In merito a Daniela Santanchè, non si può impallinare un ministro per un avviso di garanzia, principio questo, su cui converge anche Renzi. Ma si sa, soprattutto per il PD, il garantismo deve valere solo per il proprio giardino. Invece di perdere il sonno per la Santanchè, il partito di Elly Schlein presti attenzione a Bari e alla Puglia. Lì, le cose si stanno mettendo sempre più male.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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