Tra le accuse retoriche della sinistra, arrivano risposte del governo sul tema della sicurezza sul lavoro, dopo la triste tragedia dei cinque operai (dato che potrebbe inasprirsi) uccisi dalla caduta di una trave con conseguente crollo di tre solai in un cantiere di un supermercato in costruzione a Firenze. Mentre, dunque, si lavora per garantire maggiore sicurezza sui posti di lavoro tramite un percorso già iniziato da tempo da questo governo, le opposizioni prendono la palla in balzo e strumentalizzano la tragedia per contestare l’esecutivo. E in tutte le critiche che arrivano da sinistra, compare, platealmente o meno, la volontà di addossare la responsabilità del crollo a Giorgia Meloni. Ha iniziato ieri Maurizio Landini, sottolineando che incidenti come questo sono favoriti “dal sistema del subappalto”, reintrodotto “a cascata” dal governo Meloni. Una critica che non è rimasta isolata: al segretario della CGIL sono seguiti anche esponenti politici. Tra tutti Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, che in uno slancio di pura retorica ha chiesto interventi perché, appunto, “altrimenti è solo retorica”. La sua idea è un inasprimento delle pene: “Serve il reato di omicidio sul lavoro”, ha detto. La risposta nel merito alla proposta di Fratoianni era arrivata indirettamente già da Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera: “Possiamo continuare a modificare le norme, ma occorre porsi il problema di intervenire in senso preventivo”. In pratica, servono più controlli e più formazione. Ed è proprio questa la linea seguita dal governo e dal ministero del Lavoro, guidato da Marina Calderone, che ha promesso delle nuove misure che “si aggiungono ai diversi interventi adottati negli ultimi 16 mesi per rendere i luoghi di lavoro più sicuri”. La sicurezza sul lavoro è dunque un problema molto serio e delicato, che presuppone un impegno costante per il suo superamento e non di certo un tema da poter riproporre solo quando avvengono simili tragedie. Per questo, mentre a sinistra si fa propaganda, il governo sta cercando realmente di risolvere la questione mediante, ad esempio, lo stanziamento di 1,5 miliardi di euro per prevenzione e formazione (il doppio rispetto al 2023), la centralità data al tema anche all’interno del PNRR, l’aumento delle ispezioni da 70 mila a 100 mila nel 2024 e l’ingresso in organico di 850 ispettori tecnici Inail. Un lavoro che non si è mai fermato e che anzi si sta per rafforzare: dal ministero fanno sapere che sono previste nuove norme per “il contrasto al lavoro sommerso, al caporalato e per la tutela della sicurezza nella filiera degli appalti”.
Intanto, nonostante Elly Schlein, secondo alcune voci, sia pronta a deporre le armi dell’opposizione politica per aprirsi al dialogo e collaborare con l’esecutivo sul tema, dal PD continuano ad arrivare critiche. Maria Cecilia Guerra, deputato e responsabile del settore Lavoro del PD, ha chiesto al governo di “riferire in Aula con urgenza” per verificare se, come denunciato dalla CGIL, ad alcuni dei lavoratori del cantiere di Firenze “è stato applicato un contratto diverso dal contratto edile, aggirando gli obblighi di formazione posti a tutela della sicurezza”. Slogan a parte, su questo ultimo punto indaga la procura. Ma dal PD non si ferma l’attacco al governo: l’accusa è quella di aver rimosso l’obbligo di badge per i lavoratori, ciò comportando “minore possibilità di controllo, minore contrasto al lavoro nero e maggiore rischio per la sicurezza sul lavoro”. Accuse rispedite al mittente dal ministero del Lavoro: “Più semplicemente, la norma intende semplificare il quadro normativo abrogando norme identiche” fanno sapere, spiegando che oltre il badge i lavoratori devono esporre anche la tessera di riconoscimento. Dal Nazareno, infine, altra retorica: “Il cordoglio non basta più, servono misure urgenti ed efficaci”. Ma dopo dieci anni di governo, solo ora il PD si è accorto dei tanti problemi che non è riuscito a risolvere?