La tragedia avvenuta a Firenze, in un cantiere edile di un supermercato in costruzione, ha riportato di estrema attualità il dibattito sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Si tratta di un argomento da affrontare con serietà, senza retorica politicante e strumentalizzazioni, per rispettare anzitutto chi ha perso la vita, ora nel capoluogo toscano e negli anni passati in altre città d’Italia, e fare sì che non sia morto invano. E per andare a fondo delle lacune esistenti e cercare di colmarle. Elly Schlein, in un raro momento di lucidità politica, ha affermato di voler collaborare con il Governo in merito alle decisioni da prendere, imposte dal fatale incidente di Firenze, ma altri esponenti del PD, accompagnati dal segretario della CGIL Maurizio Landini, non sono sembrati granché intenzionati a seguire la loro leader. Da settori della opposizione è partito lo sfruttamento del dramma fiorentino con il malcelato fine di attribuire delle colpe a Giorgia Meloni e al Governo. Non è la prima volta, da quando la leader di Fratelli d’Italia è divenuta premier, che determinati eventi luttuosi vengono cavalcati in maniera strumentale, e ricordiamo l’assassinio di Giulia Cecchettin e l’inopportuno dibattito sul patriarcato, ma usare i morti per colpire alcuni politici viventi, oltre ad essere profondamente indegno, non consente di prendere di petto nemmeno una delle varie cause che hanno prodotto l’avvenimento doloroso.
Al netto delle improbabili “guerre sante” della sinistra, cerchiamo di entrare, per quanto parzialmente, nel merito della situazione attuale in Italia relativa alla sicurezza sul lavoro. Intanto, non siamo all’anno zero in questa materia perché le aziende italiane, quelle più grandi di sicuro, ma non solo, osservano da almeno più di vent’anni protocolli di sicurezza, antincendio e primo soccorso, con corsi di formazione degli addetti sempre più frequenti. Dal decreto legislativo 626 del 1994, che superò delle norme esistenti fin dagli anni Cinquanta e recepì alcune direttive europee, poi assorbito dal D. lgs. 81 del 2008, non si può dire che l’Italia sia stata e sia tuttora afflitta da una carenza normativa circa la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Semmai, vi è addirittura un eccesso di regole che tende a disorientare e genera burocrazia superflua. La sicurezza sul lavoro, ineludibile, intendiamoci, rappresenta un costo e impegni ulteriori per le imprese, le quali devono individuare elementi del loro personale da adibire a tempo pieno solo a questo ramo. Le grandi società, dotate di organici e strutture di una certa entità, non hanno molti problemi a coordinarsi, ma le piccole attività, spesso condotte da artigiani che prestano la loro manodopera in prima persona, faticano talvolta a fare fronte alle innumerevoli disposizioni e alla tanta carta da compilare, che resiste nonostante l’era digitale. L’abbondanza di codici e codicilli porta ad esasperare il rigore laddove non vi sono rischi effettivi per il lavoratore ed ignorare poi le vere situazioni di pericolo.
Per esempio, in tanti hanno vissuto delle vere e proprie odissee per aprire locali pubblici di ridotte dimensioni, piccoli bar o chioschi, perché, per dire, una determinata presa elettrica doveva essere installata un po’ più in su o un po’ più in giù. E allo stesso tempo, cantieri rilevanti, situati pure in grandi città, non hanno mai avuto il piacere di ricevere una visita da parte di incaricati dell’INAIL o dell’Ispettorato del Lavoro. A quanto sembra, il cantiere di Firenze, dove sono morte cinque persone, era stato oggetto di controlli per evidenti criticità, anche se nessuno ha preso poi i provvedimenti necessari, ma altri lavori rischiosi sono stati bellamente ignorati in tanti anni. La bulimia legislativa comprime il debole e onesto, che cerca di rispettare le norme, anche quelle più assurde, finche’ può, e crea scappatoie per i furbi. Constatato che la sicurezza sul lavoro è un tema fondamentale che non può essere ignorato, occorre arrivare ad un quadro normativo più semplice e sostenibile per tutti, incluso l’artigiano sprovvisto di un pool di impiegati e segretarie, ma le poche e chiare leggi in materia devono essere fatte osservare con severità. I controlli devono diventare una routine e non avvenire, come è capitato finora abbastanza sovente, in modo sporadico e in base alla segnalazione anonima di qualcuno.
Il Governo Meloni, che terrà un Consiglio dei ministri durante la prossima settimana, dedicato alla sicurezza sul lavoro, si sta muovendo proprio nella direzione sopra descritta e, per rispondere alla legittima critica di chi lamenta la scarsità di personale che riguarda l’INAIL e che non permette verifiche esaustive sul territorio, l’esecutivo sta predisponendo l’assunzione di nuovi ispettori. Merita una considerazione finale la questione dei lavori in subappalto sollevata dal segretario della CGIL Landini. E’ vero, oggigiorno molti cantieri sono caratterizzati da contratti di subappalto, e probabilmente lo era anche quello di Firenze. L’appaltatore principale si avvale di pochi dipendenti propri per lo svolgimento dei lavori e delega parti del capitolato ad imprese terze, i subappaltatori. Non c’è dubbio che occorra vederci chiaro in un mix di più aziende e più partite IVA che lavorano insieme in un solo luogo, anche per accertare, oltre al rispetto corale delle norme di sicurezza, la presenza o meno di lavoro sommerso, ma dobbiamo però dirla tutta. L’Italia governata dal PD, dalle ammucchiate tecniche e, in ogni caso, da tutta quella politica che è più vicina a Landini che a Giorgia Meloni, ha assunto le caratteristiche di un Paese ostile all’impresa privata e ha reso la vita complicata a tanti piccoli e medi imprenditori, vessati dal fisco e dal costo del personale. Purtroppo, è diventato più conveniente procedere attraverso soluzioni come il subappalto che assumere. La maggioranza di centrodestra è stata scelta dagli italiani per semplificare e nel contempo riportare l’equo rigore, sul fronte della sicurezza sul lavoro come su quello delle tasse e della burocrazia, con un orizzonte minimo di cinque anni perché la mole di lavoro è imponente e occorre tempo per rimuovere tutte quelle incrostazioni lasciate dai vicini di casa di Maurizio Landini.
Conosco l’INAIL da molto tempo, ricordo che già vent’anni fa l’Istituto, che rappresenta la fonte più attendibile in Italia in materia di infortuni sul lavoro, diceva che le morti sul lavoro in Italia sono costantemente intorno ai 1000-1100 casi all’anno, prevalentemente nei settori meno “industriali”: agricoltura, soprattutto imprese familiari, edilizia, autotrasporti.
Nell’insieme questi settori arrivano mediamente a circa il 60% dei casi.
Non è cambiato quasi niente, siamo ancora lì.
Le cause sono diverse, intanto si consideri che le attività familiari (chiamarle “imprese” spesso è anche troppo) sono normalmente fuori dai provvedimenti e dai controlli di sicurezza.
Così anche molte piccole aziende edili e trasportatori in proprio.
Poi ci sono gli incidenti dovuti a tragici errori tecnici, come sembra sia quello di Firenze, se è vero come scrivono che il trave è caduto perchè non ha retto il peso, per difetto del trave, o di montaggio, o di progettazione.
Ma l’ispettorato dei lavoro, i sindacati ed i partiti di sinistra vedono solo un colpevole: il subappalto, le assunzioni irregolari, il mancato rispetto delle norme di sicurezza, e invocano sempre la stessa medicina: più ispezioni (=altre assunzioni pubbliche al Ministero!), più contravvenzioni e interventi coercitivi sulle imprese.
E’ la solita storia: si andrà a controllare ancora chi è più in vista e verosimilmente più “in ordine”, non gli ambiti più a rischio.
Come fa un ispettore del lavoro a girare per la campagna per vedere se il trattore di un’impresa familiare è in ordine? O girare per le strade a vedere se c’è qualche muratore-artigiano autonomo su un tetto che ripara le tegole?
E’ molto più facile e redditizio andare a far visita alle solite grandi imprese, trovare qualche irregolarità anche formale e portare a casa i soldi delle relative sanzioni.
Infatti erano stati anche nel cantiere di Firenze, ma avevano guardato solo gli aspetti amministrativi, dei quali non muore nessuno.
Le vittime del cantiere – che pure sembra fossero tutte regolarmente assunte – non muoiono perchè irregolari. Sono morte perchè è caduto un trave.
La sicurezza è un problema troppo grave per farla gestire ai sindacati.
Con affetto
Alessandro