Apprendo che l’ex sindaco di Latina Damiano Coletta ha smentito di aver firmato la petizione dei “Sindaci per Draghi”. Avrebbe firmato a sua insaputa, sarebbe stato inserito in automatico nell’elenco dei sostenitori del premier in quanto facente parte di un non meglio precisato gruppo di sindaci. La risposta di Coletta lascia doppiamente basiti. Intanto, perché getta una grave ombra su questi fantomatici 1300 sindaci, perché, dalle parole di Coletta, dobbiamo dedurre che i nominativi siano stati inseriti senza neppure il consenso dei diretti interessati. Questo inficia la portata del documento e la sua genuinità e dimostra che la sinistra le sta tentando veramente tutte pur di non tornare al voto, con iniziative spudorate e senza vergogna.
Ma resto ancora più basito nel leggere che per Coletta non si tratterebbe di un gravissimo abuso, il che dimostra che non ha un minimo di nozioni né di rispetto per il funzionamento delle istituzioni. Giova spiegare a Coletta che si è titolati a rappresentare una città finché si è sindaco in carica e lui non lo è più, in quanto decaduto a seguito di una sentenza del TAR, per irregolarità registrate durante le elezioni. Dunque non importa come ci è finita la sua firma sulla petizione pro-Draghi, quel che è certo è che non ci doveva stare perché non è più lui a guidare la città di Latina, almeno finché il verdetto del Consiglio di Stato o quello degli elettori non lo riabiliteranno, ammesso che ciò accada.