Dopo la fine della Prima Repubblica e del ruolo dei partiti socialisti e laici, in Italia non è più esistita una sinistra riformista e legata all’Occidente senza ambigui distinguo. A causa dello tsunami giudiziario di Tangentopoli il lato sinistro della politica è divenuto interamente di dominio degli eredi del Partito Comunista Italiano, ossia, dei massimalisti ideologici piuttosto restii a lasciarsi contaminare dal riformismo e dai valori delle democrazie liberali. Certo, mettiamo già in conto le smentite indignate di coloro i quali sono pronti a segnalarci le critiche di Enrico Berlinguer rivolte all’allora Unione Sovietica, le varie svolte e i cambi di nome che hanno condotto sino all’odierno Partito Democratico, i governi di Massimo D’Alema, Walter Veltroni, (più un raffazzonato “americano a Roma” e postcomunista imbarazzato che un riformista impegnato), e la faticosa ricerca di un Ulivo mondiale con Bill Clinton e Tony Blair.
Berlinguer tutto era tranne che velleitario e capì in anticipo il destino a cui sarebbe andato incontro il sistema del socialismo reale, collassato infatti pochi anni dopo la prematura scomparsa del segretario del PCI, quindi, dalla consapevolezza per un probabile crollo di URSS e satelliti dell’Est europeo nacque la cosiddetta via italiana, e berlingueriana, al comunismo. Poi, una volta frantumatosi davvero il blocco delle dittature del Patto di Varsavia, i compagni italiani, già orfani del carisma di Berlinguer, non poterono più proseguire con falce e martello e i richiami ideologici comunisti come se nulla fosse accaduto in Russia e nell’Europa orientale, e dovettero reinventarsi come democratici di sinistra.
Parliamo di una Storia che ha ormai più di trent’anni, ma più trascorre il tempo e più ci accorgiamo che il passaggio al postcomunismo dei protagonisti del PCI sia stato solo e continui ad essere tutt’oggi, nel 2025, un’operazione di maquillage imposta da inevitabili eventi storici e in realtà né sentita e nemmeno voluta. Probabilmente, se gli USA di Ronald Reagan, la Chiesa di Karol Wojtyla, considerato, non a caso, un fascista dai teppisti Pro-Pal e di estrema sinistra, i polacchi di Solidarnosc avessero fallito negli anni Ottanta e l’URSS imperasse tuttora, la sinistra italiana continuerebbe ad indicare i regimi comunisti come fautori di paradisi terrestri e il capitalismo come l’inferno. La sostanza della sinistra massimalista erede del PCI, che ha annichilito le altre sinistre della Prima Repubblica, pensiamo al PSI, al PSDI e al PRI, in fondo non è mai cambiata e il laburismo riformatore di Blair è stato soltanto una parentesi suggestiva. Abbiamo visto e vediamo il disprezzo per la volontà popolare, il popolo è ignorante soprattutto se vota a destra, la demonizzazione sistematica degli avversari, la caccia alle streghe giudiziaria e l’uso politico dei Tribunali, da Bettino Craxi a Giorgia Meloni.
D’Alema, a Palazzo Chigi, si atteggiava a leader occidentale, ma ora, rivelandosi per ciò che è sempre stato in realtà, colleziona foto ricordo con Vladimir Putin, Xi Jinping e il satrapo nordcoreano Kim Jong-un, e giudica idiota chi in Occidente ritiene di avere buone ragioni per non fidarsi di autocrazie, dittature e comunismi dell’era digitale. Se prima della segreteria piddina di Elly Schlein si faceva almeno finta a sinistra di ambire al riformismo e all’Occidente, dopo l’avvento dell’attuale leader il PD, calando tutte le maschere, è diventato una specie di Rifondazione Comunista un poco più grande. Il partito di Elly, per compiacere fra l’altro l’estremismo anti-occidentale di M5S e AVS, gli unici alleati dei quali può disporre il Nazareno, sceglie sempre in maniera diversa rispetto alle democrazie occidentali e finanche alla Unione Europea, un tempo idolatrata a sinistra. E’ meglio evitare di aiutare l’Ucraina così come è preferibile ignorare il tema della Difesa in Europa, e pazienza se Putin continua a bombardare Kiev e magari, in un futuro nemmeno troppo lontano, la Cina si unisce alla Russia in termini di aggressività militare.
Il Partito Democratico, insieme ai suoi sodali di sinistra-sinistra, ha sposato in toto le posizioni più oltranziste dei maneschi Pro-Pal, blaterando di genocidio e del “criminale” Netanyahu. Questo, non per amore della pace o sensibilità verso le sofferenze dei gazawi, ma nel nome di un pregiudizio ideologico nei confronti di Israele, che, anziché cercare di spazzare via una volta per tutte il terrorismo di Hamas e simili, deve sempre vivere circondato da nemici armati e sanguinari. A sinistra, dopo tanto baccano circa la Striscia di Gaza attaccata dai soldati di Benjamin Netanyahu, si tace e non si festeggia davanti alla liberazione degli ostaggi israeliani e all’accordo di pace raggiunto tramite il lavoro di Donald Trump e di governi come quello italiano. Tale comportamento è la prova lampante di un pacifismo di Elly e compagni che è deviato e fasullo. Le sinistre italiane tutte hanno avuto persino da ridire o quantomeno rivelato un certo mal di pancia in merito al premio Nobel per la Pace assegnato a Maria Corina Machado, la principale leader della opposizione venezuelana che sta conducendo una coraggiosa e rischiosa battaglia contro il regime violento e criminale di Nicolas Maduro.
Angelo Bonelli di AVS è stato perlomeno chiaro e ha esternato una certa disistima politica per la Machado, mentre il Partito Democratico, come al solito, si è dimostrato essere un concentrato di viltà. Subito dopo l’annuncio del Nobel per la Pace erano in realtà comparse sul sito del partito delle congratulazioni per la leader anti-Maduro, ma poi si è provveduto a cancellare le parole di incoraggiamento per Maria Corina Machado, forse su indicazione della compagna segretaria. Come è arcinoto, Maduro ha calpestato il risultato delle elezioni presidenziali, dove in realtà è stato sconfitto dal candidato della opposizione Edmundo Gonzalez Urrutia, oggi costretto all’esilio in Spagna, per mantenere in piedi quella che è di fatto una dittatura comunista in piena regola, basata sulla repressione e l’appoggio dei narcotrafficanti. Machado, a differenza del presidente eletto Gonzalez, riconosciuto come tale da buona parte del mondo, è rimasta in Venezuela, ma si muove in maniera clandestina perché rischia seriamente di essere uccisa dai pretoriani di Maduro. Una persona che lotta per il ritorno della democrazia nel proprio Paese, può cadere vittima di un agguato ed è pure donna, merita rispetto e appoggio e di sicuro non dovrebbe provocare alcun mal di pancia. Però, la sinistra del femminismo a corrente alternata storce il naso e cosa imputa di preciso a Maria Corina Machado? Pare che sia troppo di destra per i palati sensibili di Elly Schlein e Angelo Bonelli, ma in particolare è colpevole di essersi appellata a Donald Trump, che sta già combattendo i narcos di Maduro, al fine di ottenere al più presto il ripristino della democrazia in Venezuela. A quale altra realtà del mondo avrebbe dovuto chiedere aiuto la povera Machado? Alla UE che, a differenza degli Stati Uniti, è lontana da Caracas e ha evidentemente minori possibilità di incidere in America Latina? A Cina e Russia, che vogliono la sopravvivenza politica di Nicolas Maduro in funzione anti-USA? PD, pentastellati e Alleanza Verdi e Sinistra non possono rispondere a queste domande perché a loro interessa solo scongiurare il protagonismo americano, soprattutto se a Washington soggiorna un presidente repubblicano, anche se la pace e la libertà, vedi Gaza, sono più a portata di mano con la destra e i conservatori.
Con la freddezza glaciale dedicata alla donna che intende liberare il Venezuela da un sistema brutale, le sinistre italiane lasciano intendere di preferire dopotutto Nicolas Maduro, il presidente illegittimo colluso con i narcotrafficanti, ma del resto, la sinistra post-PCI ama stare da sempre nelle barricate sbagliate della Storia. Vengono dal comunismo fallito in modo plateale più di trent’anni fa e si sono dovuti sottoporre ad una riverniciatura soltanto perché messi alle strette dalla Storia. In mancanza del socialismo reale da presentare come esempio, si sono via via appiccicati a feticci ideologici come l’ecologismo integralista, le follie woke e gender, l’immigrazione priva di limiti, oppure a situazioni pericolose del calibro di Hamas e del caudillo rosso di Caracas. Sbagliando, sempre!