Sinistra uguale caos

Il presidente francese Emmanuel Macron sarà ricordato come il Capo di Stato della Republique che più di tutti gli altri avvicendatisi all’Eliseo ha gettato la Francia in un tremendo vortice di instabilità politica. Solo nel suo secondo mandato presidenziale, avviato nel 2022, Macron ha dovuto cambiare ben cinque primi ministri e il neo-premier Sebastien Lecornu, un fedelissimo macroniano succeduto a Francois Bayrou, sfiduciato in maniera netta dalla Assemblea Nazionale, è appunto il quintultimo capo di governo. Alcuni commentatori affermano che il presidente abbia “italianizzato” la Francia e si riferiscono senz’altro a quella Italia del passato in perenne crisi politica e contrassegnata da un susseguirsi di governi posticci e dalla corta durata, non certo a quella odierna che, grazie al Governo Meloni, ha acquisito una governabilità invidiabile e invidiata, appunto, a Parigi come a Berlino.

Le ragioni della sopraggiunta fragilità della politica francese sono note e ben spiegabili, e dipendono tutte dalle mosse azzardate di Emmanuel Macron. L’inquilino dell’Eliseo appartiene a quella schiera di politici che si sentono sempre un pizzico più intelligenti e superiori di altri loro colleghi o avversari, ma quando si ha questa sicumera si rischia di perdere il contatto con la realtà e di andare a sbattere, e al presidente d’oltralpe è capitato proprio questo. Si è ritenuto autorizzato, forse da alcuni poteri e consorterie, ad andare contro il suo stesso popolo, che alle ultime elezioni legislative, al primo turno di esse, aveva dato un segnale chiaro, di disapprovazione per lo status quo politico e di volontà di cambiamento profondo attraverso la marea di voti destinati alla destra del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Ha fatto il possibile, al secondo turno delle Legislative, per fermare la corsa elettorale del RN con mezzi forse legali, ma immorali dal punto di vista politico.

Sì, Le Pen è stata frenata, momentaneamente, nella sua ascesa, però, in compenso, gli intrallazzi macroniani hanno permesso alla estrema sinistra di Jean-Luc Melenchon di diventare la prima forza di Francia e reso ardua la formazione di governi che hanno bisogno della fiducia di una Assemblea Nazionale, il Parlamento d’oltralpe, spaccata e polarizzata. Il governo di Francois Bayrou è nato tramite un parto molto complicato e dopo negoziazioni snervanti fra le forze politiche, ed è morto davanti ad una sfiducia parlamentare nettissima e in una Nazione svegliatasi con un debito pubblico preoccupante e un malcontento popolare diffuso. Il tentativo di Macron di blindare di nuovo la situazione aggrappandosi ad un pretoriano fedele come Lecornu, è una triste commedia, ne è convinta Marine Le Pen, ma questa ulteriore manovra, che è di Palazzo ed estranea, quindi, al sentimento del popolo, non servirà a placare e a riordinare una Francia che è in drammatica ebollizione. Dove c’è la sinistra al comando c’è il caos, e la presidenza di Emmanuel Macron è emblematica dello stile di governo di un certo mondo.

Macron è sempre stato descritto come un centrista, ma il macronismo è di fatto un centrismo lib-lab, un centrosinistra delle élite europee, quelle che insistono per l’Europa come nano politico e gigante burocratico, che, per preservare il più possibile un certo equilibrio viziato, preferiscono ostacolare i conservatori e i patrioti del Rassemblement National, e concedere praterie al comunista e antisemita Melenchon. Sinistra uguale caos non solo in Francia ed è sufficiente osservare quanto sta accadendo nel Regno Unito governato dal premier laburista Keir Starmer. Giorgia Meloni, la quale è comunque dotata di ottime virtù diplomatiche che le consentono di avere un dialogo anche con chi è estraneo alla destra e alla visione conservatrice, ha un buon rapporto con Starmer, che, a sua volta, si muove in modo pragmatico in Occidente.

Ma dal punto di vista della politica interna del Regno, il governo laburista risulta essere parecchio deficitario e impopolare con tasse e inflazione alle stelle, e piace così poco agli inglesi da aver fatto rinascere il Reform UK di Nigel Farage, divenuto primo nei sondaggi. In Italia, per fortuna, la sinistra è opposizione dal 2022, ma per una decina di anni ha fatto e disfatto governi con danni enormi per l’economia, i conti pubblici e il ruolo italiano nel mondo. La sinistra del Belpaese rimane comunque fautrice del caos e l’individuazione dei candidati dell’agognato campo largo alle prossime elezioni regionali in Campania e Puglia ha presentato un quadro più che caotico. Il Governatore campano uscente Vincenzo De Luca ha già fatto capire di volere “disturbare” e “guastare” la candidatura di Roberto Fico, più che sostenerla con lealtà. In Puglia, Michele Emiliano, Nichi Vendola e Antonio Decaro si sono sbranati e ancora si guardano in cagnesco. La sinistra è confusionaria nel DNA e, sapendo di essere tale, cerca di mantenersi in piedi e resistere al potere con gli inciuci di Palazzo e gli imbrogli alle spalle della volontà popolare.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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