Il commissario straordinario alla qualunque Domenico Arcuri ci delizia di un ulteriore mirabile impresa e nelle sue vesti di supereroe applicato dal governo al piano di distribuzione dei vaccini, procedendo all’acquisto delle apposite siringhe.
Come d’abitudine l’annuncio avviene in conferenza stampa, il 26 novembre scorso, e lì il commissario annuncia la pubblicazione del bando che avrebbe avuto scadenza il 9 novembre, 15 giorni dopo la pubblicazione.
Con il bando si richiedeva la fornitura di 157 milioni di siringhe, di cui 150 milioni di luer lock. Siringhe con aghi particolari che ad avviso di Arcuri sarebbero stati necessari perché più performanti.
Peccato che su questo aspetto si sono appuntate le critiche di molte aziende produttrici (in particolare Pentaferte e Rays SpA, aziende entrambe italiane e l’ultima con stabilimenti di produzione in Cina), che hanno lamentato rispetto al luer lock delle difficoltà di produzione (con conseguente difficoltà di reperimento) e dei costi molto più elevati rispetto agli aghi standard. Sempre in base a quanto rappresentato dalle aziende, inoltre, i costi rispetto ad aghi normali lieviterebbero di 6 volte.
Il Ministero della Salute, per bocca del vice ministro Sileri, si è di gran carriera affrettato a difendere l’operato di Arcuri, affermando che le indicazioni rispetto alla tipologia di ago prescelto sarebbero derivate da indicazioni del CTS e dell’ISS.
Lo stesso ufficio stampa di Arcuri ha espressamente detto di essersi adeguato a richieste in tal senso del CTS e dell’ISS. Peraltro obiettando che il costo degli aghi cadauno sarebbe stato di poco superiore a quello degli aghi standard: “L’ordine dei valori, per il costo delle siringhe, è di 3-4 centesimi per siringa standard e di 4,5-5,5 centesimi per quella con ago bloccato”
Tuttavia, dal CTS e dall’ISS è arrivata la smentita, entrambi avrebbero riferito di non aver consigliato l’utilizzo degli aghi luer lock, e di non essere stati consultati per la definizione delle specifiche tecniche dell’appalto in parola.
Intanto le aziende produttrici seguitano ad affermare un costo nettamente superiore a quello indicato dall’ufficio stampa di Arcuri, e la italiana Rays SpA, che peraltro non ha partecipato alla procedura di gara perché ritenuta antieconomica, sulle siringhe ha affermato che: “sono siringhe di nicchia, che non vengono utilizzate in Italia e nel mondo. Anche in Cina avremmo problemi di produzione, ci sono problemi di stampi … Abbiamo chiesto chiarimenti in relazione alla domanda, offrendo in alternativa il cono ad incastro perché sono le siringhe più utilizzate, ma la loro risposta è stata lapidaria, no, noi vogliamo le siringhe luer lock ”.
Neanche la Pfizer, produttrice del vaccino acquistato dall’Italia, ha richiesto per l’inoculazione l’utilizzo di aghi luer lock e la Francia, a detta dell’Azienda italiana Pentaferte che si sarebbe aggiudicata l’appalto d’oltralpe, ha dichiarato che lì sono state richieste e fornite siringhe normali.
Agli atti, nel sito del Ministero della Salute ed in quello del commissario straordinario si rinvengono solo il bando e l’allegato tecnico, non v’è traccia degli esiti di gara né dei contratti stipulati, cosa che impedisce di comprendere il prezzo a cui sono stati effettivamente aggiudicati i tre lotti di siringhe. Come peraltro su ogni gara o procedimento posto in essere da questo commissario e da questo governo in periodo covid sembra persistere una pervicace riluttanza alla pubblicazione degli atti.
Ma facciamo un attimo i conti in tasca al commissario.
Se partiamo dalle affermazioni delle case produttrici, per cui i luer lock avrebbero un prezzo di sei volte superiore il prezzo degli aghi standard, ogni ago potrebbe raggiungere il costo di circa 33 cent, che con costo dell’imballaggio e del trasporto, che il bando espressamente richiede di ricomprendere nell’offerta sul prezzo unitario, potrebbe avvicinarsi all’euro.
Si tenga presente che: ad un prezzo medio di 5,5 centesimi, comunque, per la fornitura di 150 milioni di aghi luer lock la spesa ammonterebbe ad 8 milioni 250 mila euro (esclusa IVA; imballaggio e trasporto)
Se fossero acquistati invece addirittura al prezzo di 33 cent, come dichiarato dalle aziende produttrici, si sarebbe arrivati ad una spesa di 49 milioni 500 mila euro.
Qualora fossero stati acquistati aghi standard al prezzo medio dichiarato da Arcuri stesso, di 4 centesimi l’uno, la spesa per 150 milioni di pezzi sarebbe stata di 6 milioni di euro.
Anche dunque a voler considerare le cifre date dall’ufficio stampa di Arcuri ci si domanda perché, senza alcuna indicazione specifica in tal senso né da parte del CTS, né dell’ISS, né dall’azienda produttrice del vaccino, il Commissario si sia orientato per questa tipologia di aghi, che comunque genera un aggravio di costi di 2 milioni e 250 mila euro sul totale.
In attesa dunque di maggior chiarezza sull’appalto e sperando che questi benedetti aghi giungano a destinazione, mentre loro si avventurano nelle simpatiche creazioni floreali per i fantomatici stand destinati alla somministrazione dei vaccini, ci si domanda perché sempre e comunque dobbiamo essere messi di fronte a fatti singolari, ombre e fumosità, spese insensate e tempi dilatati.
E se si fanno le pulci in tasca al commissario straordinario è perché, lui lo dimentica, ma il suo portafoglio è gonfio dei soldi degli italiani.