La conferma si è avuta in ieri, in audizione davanti alla Commissione Politiche dell’Unione del Senato. Ascoltiamola. La proposta della Commissione europea di riforma del Regolamento di Dublino? «Di fatto ne lascia in larga parte inalterato l’impianto complessivo confermando la competenza del Paese di primo ingresso.
Le criticità sono evidenti», ha lamentato il ministro giallo-rosso. E quindi il Patto europeo su immigrazione e asilo come si sta formulando? «Senza il riconoscimento della specificità della collocazione geografica del nostro Paese» e «delle modalità di sbarco legate ad operazioni di ricerca e soccorso in mare il meccanismo previsto non sarà in grado di produrre risultati adeguati».
Ce ne siamo accorti solo ora? Per carità! «Sono stata una delle poche a dire che il patto europeo sulle migrazioni non funzionava, l’ho detto subito», ha aggiunto la titolare del Viminale, «il governo e la stessa presidenza del Consiglio hanno la stessa valutazione, fermo restando che ritengo importante lavorare sempre con l’Europa con uno spirito costruttivo». Il risultato di questa “spirito costruttivo” dimostrato dal governo Conte? Nel nuovo patto europeo «l’introduzione del meccanismo di solidarietà è un progresso» ma la solidarietà tra Stati membri «deve essere reale per evitare che il peso degli arrivi gravi soltanto sui paesi che sono più esposti». Tradotto: al momento è solo una solidarietà di facciata. Lo conferma la stessa Lamorgese: «Riteniamo troppo ampio lo spazio discrezionale lasciato agli stati membri sulla scelta del tipo di contributo di solidarietà a cui vogliono aderire con il rischio di rendere la ricollocazione uno strumento meramente facoltativo, al contrario di ciò che noi abbiamo sempre richiesto». Chiaro il motivo: non sono previste sanzioni specifiche per gli Stati membri che si sottraggono alla solidarietà.
Eppure si ricordano ancora i toni trionfanti della Lamorgese e di Luigi Di Maio (sulla carta ministro degli Esteri) sul cosiddetto accordo di Malta, quando si stabilì una sorta principio di solidarietà: quindi la decisione volontaria e con diversi “asterischi” da parte dei partner europei sui ricollocamenti.
Tutta colpa dell’Europa? Non esattamente. Perché nel frattempo, in previsione del nuovo piano che è stato presentato a settembre (che comunque introduce un passo avanti: il controllo delle frontiere esterne) e con l’aggressione del coronavirus in tutta Europa, che cosa ha pensato di fare l’esecutivo? Semplice: approvare la maxi-sanatoria degli irregolari (Bellanova) e smantellare i decreti sicurezza. Le conseguenze? Gli sbarchi triplicati solo in Italia – come ha registrato proprio l’agenzia europea Frontex – con un aumento incredibile di arrivi senza alcun “diritto” di asilo. Un atteggiamento non proprio gradito dagli altri governi che invece – in piena emergenza Covid – hanno pensato bene di blindare confini e ingressi per tutelare i propri cittadini e gli stessi immigrati. Davanti a questa incredibile e perniciosa approssimazione, Conte e Lamorgese tentano adesso di correre ai ripari con la richiesta di ricollocamenti obbligatori. La risposta dell’Europa, a questo punto, è il due di picche ammesso dallo stesso governo italiano.
Uno smacco che è stato evidenziato senza mezzi termini proprio dai componenti della Commissione parlamentare. «Abbiamo ascoltato clamorose rivelazioni del ministro dell’Interno Lamorgese in merito al piano europeo sull’asilo e l’immigrazione», attacca Giovanbattista Fazzolari, senatore e responsabile del programma di Fratelli d’Italia, secondo il quale dalla relazione del ministro emerge il flop sulla gestione del fenomeno immigrazione: «Il governo italiano contesta la Ue ed è isolato in Europa, visto che tutti gli altri Stati membri chiedono il controllo dei confini esterni mentre l’Italia porta avanti la visione delle porte aperte», ha attaccato ricordando il totale fallimento degli accordi di Malta «che, dai dati forniti dal Ministero dell’interno, ha prodotto la redistribuzione solo del 2,3 per cento degli immigrati sbarcati illegalmente dalla data dell’accordo».
È destinato al fallimento, poi, anche il il superamento del sistema di Dublino: «L’Italia chiede all’Europa la redistribuzione di tutti gli immigrati illegali, clandestini compresi, a prescindere dallo status di rifugiato: ovviamente nessuno in Europa, a partire da Merkel e Macron, condivide questo delirio». Secondo Fazzolari, insomma, il ministro Lamorgese nella sostanza, non fa un passo indietro sulla politica immigrazionista del governo Pd-M5S e per questo «sta mettendo l’Italia ai margini dell’Unione europea, con il rischio concreto di vederci un domani esclusi da Schengen o addirittura dalla stessa Unione europea». Morale? «La Ue chiede all’Italia serietà e contrasto all’immigrazione illegale di massa, e l’unica strada da percorrere, come da sempre chiesto da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, è quella del blocco navale per impedire le partenze dei barconi dal Nord Africa».