Il centrosinistra, forse non troppo conscio dei suoi strappi interni e della sua debolezza esterna, ha deciso di aderire alla manifestazione che si terrà domani a Roma a Piazza del Popolo, puntando sullo sventolio delle bandiere per riconquistare il terreno perso in questi lunghi anni di disfatte dentro e fuori le urne elettorali.
“Qui si fa l’Europa o si muore” (anche se qui pare proprio che la sinistra-politicamente-lo sia già da un po’…) è il titolo dell’evento, il cui scopo è quello di protestare contro il Piano di riarmo Ue, senza però di fatto proporre una alternativa concreta, se non puntare su una generalissima linea ‘pacifista’. Lo stesso Piano che, poi, nonostante abbia reso palese come questa opposizione non riesca a rimanere compatta nemmeno su una singola votazione (in Aula a Bruxelles c’è chi ha votato sì, chi no, chi forse), paradossalmente, viene sfruttato per sfilare tutti insieme e-apparentemente-uniti.
Apparentemente, appunto, perché, a ben vedere, questa giornata non è affatto il prodotto di qualche intuizione partitica, ma è in realtà opera del giornalista di Repubblica, Michele Serra (lo stesso che infatti ha bacchettato: “il fatto che la manifestazione l’abbia dovuta organizzare io vuol dire che c’è qualcosa che non funziona nel principio di rappresentanza”).
E questa è davvero una umiliante dimostrazione di come la sinistra sia completamente smembrata. Una sinistra che è oramai messa all’angolo, costretta a rassegnarsi al fatto che proprio tutti hanno più coraggio e capacità di azione di lei. Una sinistra che parla parla, ma nei fatti resta tragicamente immobile, raggomitolata nel proprio guscio ovattato. Una sinistra che in ogni sua non-mossa dà continua prova della sua incompetenza, sotto ogni aspetto.
Eppure, nonostante ciò, c’è chi si è accodato bovinamente e, senza farselo ripetere due volte ha aderito all’iniziativa, a partire dal leader di Azione Carlo Calenda fino al piddino Pierferdinando Casini, senza dimenticare la rediviva Elly Schlein. Il palinsesto dal sapore tutto sinistroide prevede poi l’intervento di altri personaggi del calibro di Jovanotti, Corrado Augias, Tommaso Montanari, insieme ad altre personalità dell’élite di sinistra quali il direttore dell’Huffington Post Alessandro de Angelis e Luca Casarini di ONG Mediterranea.
Con tutto questo pot-pourri, più che una manifestazione seria e credibile, quella di domani si prospetta essere l’ennesimo girotondo che farà vedere che loro- i progressisti, i perbenisti- sono i “buoni”, e che a fare i “cattivi” non ci pensano proprio. Una narrazione, questa, che prosegue da così tanto tempo da essere diventata quasi stucchevole, e che è sintomatica di una opposizione incapace di opporsi e proporsi davvero sulla scena nazionale. Una opposizione che, per di più, si mostra in tutta la sua ipocrisia, laddove, se prima si schierava in maniera indefessa dalla parte dell’Unione-dalle politiche del Green Deal fino alle follie linguistiche improntate al gender-ora invece si indigna e chiede a gran voce un cambiamento per ciò che fino a poco fa osannava fino allo sfinimento.
Quella di domani sarà perciò, e qui possiamo dirlo senza problemi, una ulteriore dimostrazione del fatto che ciò che oggi esiste è solo una grottesca imitazione di una certa classe intellettuale e politica, che non ha davvero più nulla di valore in mano. A parte, forse, qualche macchina di lusso.
E quindi qui la vera domanda è: servirà davvero sventolare qualche bandiera in aria, se le idee se le è già portate via il vento?