L’11 aprile 2025, l’agenzia internazionale di rating Standard & Poor’s ha alzato il rating sovrano dell’Italia da “BBB” a “BBB+”, mantenendo un outlook stabile. Si tratta del primo miglioramento dal 2002. Una promozione che non è solo simbolica, ma riflette un’evoluzione concreta della credibilità economica e finanziaria del nostro Paese.
Secondo S&P, l’upgrade è il risultato del rafforzamento dei buffer economici, monetari ed esterni che l’Italia ha consolidato negli ultimi mesi, elementi che hanno contribuito a stabilizzare le finanze pubbliche dopo lo shock pandemico.
L’agenzia sottolinea anche la coerenza dell’esecutivo nel mantenere la disciplina fiscale, nonostante lo scenario internazionale resti incerto, con fattori esogeni come il rallentamento della domanda e l’introduzione di nuove tariffe doganali statunitensi del 10%.
Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha accolto con favore la valutazione, definendola il frutto di una politica economica seria, misurata e orientata alla responsabilità fiscale. L’impegno, ha ribadito, è quello di proseguire su questa strada, senza cedere alla tentazione del facile consenso.
Il Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha dichiarato di non essere affatto sorpreso dalla promozione, affermando che essa conferma “la traiettoria di stabilizzazione e la crescente fiducia degli investitori internazionali”.
Il miglioramento del rating da parte di S&P è un segnale forte, che potrà avere effetti positivi sia sulla fiducia degli investitori, sia sul costo del debito pubblico. Ma è anche una sfida implicita: mantenere questa rotta virtuosa in un contesto economico europeo ancora fragile.
L’Italia non si trova davanti a una discesa in campo tranquilla, bensì a un sentiero stretto che richiede coesione politica, efficienza amministrativa e lucidità nella gestione delle risorse del PNRR.
Il giudizio di S&P va letto come una certificazione della credibilità conquistata sul campo dal Governo Meloni, che ha saputo coniugare prudenza finanziaria e azione politica, in un’epoca in cui spesso si premia la narrazione più della sostanza.
La sfida ora è non disperdere questo capitale di fiducia. Perché se è vero che il rating è salito, è altrettanto vero che la vera promozione, quella del Paese reale, si gioca nella crescita, nell’occupazione e nella produttività.