A volte ritornano. A dire il vero, Carola Rackete non se n’era mai andata: sulla scia di una sinistra, non solo italiana ma anche europea, in fortissima carenza di leadership, l’ex speronatrice di navi ha continuato a vivere in questi anni nei cuori dei progressisti di mezza Europa. Il suo impegno strenuo nella promozione delle follie no-border è stato ripagato: dalle ONG, Carola si tuffa in politica. Ad accoglierla il partito di sinistra tedesco Die Linke, una delle massime forze nell’attuale Parlamento Europeo, che ha scelto di regalarle l’occasione di candidarsi – udite udite – alle prossime elezioni europee. L’ingresso dell’ambientalista nel partito, però, seppur in qualità di soggetto indipendente, ha dato qualche difficoltà a una forza ormai già afflitta da correnti interne: nulla di grave, solo una spaccatura definitiva… Non un buon inizio, insomma.
A non convincere i rossi tedeschi sono le idee – per così dire – “originali” dell’attivista: tra tutte, l’idea di socializzare le compagnie petrolifere per reinvestire i loro guadagni nella causa ambientale, nella “giustizia climatica” come direbbe lei. La spiega così: “Vanno presi i profitti che hanno fatto derubando la Terra e vanno distribuiti per finanziare la transizione ecologica”. O ancora la grande idea secondo la quale la denatalità europea va affrontata non incentivando i cittadini ad avere figli, ma favorendo l’immigrazione: come detto, follie no-border. Il suo impegno sarà combattere i pericolosi fascisti della destra europea: “Vogliamo che coloro che sono a favore dei diritti umani e della giustizia climatica siano in maggioranza, o lasceremo – diceva al The Guardian – la decisione alla destra e ai fascisti?”.
Ma se persino una parte dell’estrema sinistra tedesca ha capito il pericolo a cui l’Europa andrebbe incontro con idee del genere, la sinistra italiana continua a innalzarla a paladina dei diritti umani. Tra salotti radical-chic e prese di posizione a favore delle sue idee, dopo aver speronato una motovedetta della Guarda di Finanza e dopo aver forzato il blocco del porto di Lampedusa, dal 2019 l’ex comandante della Sea Watch 3 è per la sinistra odierna quello che Marx era per i socialisti di fine Ottocento. Ma, in verità, non si riesce a capire se la sua candidatura sia un bene o un male: sicuramente un male, se pensiamo che i reati commessi da Rackete ai danni della Nazione possano essere presi così sottogamba non solo dalla sinistra europea ma, ancor più turpemente, dalla sinistra italiana. Ma è un bene, se oramai anche la sinistra europea ha da affidarsi a simili celebrità per racimolare qualche consenso.