La denuncia di derive violente ed estremistiche in Italia, che viene fatta attraverso diversi canali, fra i quali anche La Voce del Patriota, non corrisponde affatto ad un esercizio di propaganda o di demonizzazione rivolto contro gruppi indigesti che devono essere zittiti con una campagna di terrore. Si parla di rischi di involuzione verso la violenza politica perché i fatti hanno imposto di recente e impongono di segnalare tale pericolo. I fatti sono stati tutte le manifestazioni di piazza organizzate, e quasi mai autorizzate dagli organi competenti, dai cosiddetti Pro-Palestina, i centri sociali e gli estremisti di sinistra in genere. Raduni che si sono quasi sempre conclusi con aggressioni ai danni delle Forze dell’Ordine, vandalismi di vario tipo, forzature di blocchi della Polizia e insulti carichi di odio personale indirizzati, con fotografie a testa in giù, minacce di morte e fantocci bruciati, a personaggi della politica, in maniera particolare a Giorgia Meloni e a diversi ministri del Governo.
Dobbiamo aggiungere alla lista, nostro malgrado, un ulteriore episodio sgradevole e vergognoso di cui si sono resi protagonisti i soliti estremisti rossi qualche giorno fa. Più o meno quaranta individui, fra militanti Pro-Pal e aderenti a Potere al Popolo, che, fra l’altro, è un partito politico in piena regola che si presenta alle elezioni, si sono radunati davanti alla sede del quotidiano Il Giornale, che è anche quella del quotidiano Libero, ubicata in Via dell’Aprica a Milano. Subito, è sembrata la solita dimostrazione di sinistra, mossa da accuse risibili come quelle secondo le quali Il Giornale e Libero, di certo mai inquadrati nella vulgata rossa o rosé, legittimerebbero la repressione e criminalizzerebbero il dissenso, essendo professionisti della menzogna. Insomma, la solita minestra riscaldata dei compagni, ma tutto sommato non nociva per l’ordine pubblico e la decenza umana. Però, il piccolo corteo è diventato poi un assedio con connotazioni intimidatorie molto più gravi. I manifestanti hanno esibito dei cartelloni sui quali campeggiavano le immagini dei direttori dei due quotidiani, Alessandro Sallusti e Mario Sechi, e di vari redattori, sia di Libero che de Il Giornale, con un fotomontaggio ritraente le firme più autorevoli dei giornali con il berretto della Polizia di Stato in testa, e corredate dalla scritta: “Al servizio della menzogna”. Per i compagni di Potere al Popolo, Libero e Il Giornale sarebbero complici diretti delle Forze dell’Ordine, oltre ad essere animati, non da giornalisti, bensì da servi dei sionisti con le mani sporche di sangue perché complici del “genocidio” in corso a Gaza. Le due testate sono, per gli estremisti comunisti, organi di propaganda e di polizia al servizio del Governo. Non contenti di quanto già combinato, Pro-Pal e Potere al Popolo si sono messi a strappare le pagine di alcune copie cartacee di Libero e de Il Giornale, scandendo da un megafono: “Strappiamo le pagine dei vostri fogliacci schifosi che leggono solo un pugno di milionari, quelli che vi pagano e di cui siete schiavi”.
Oltre all’antisemitismo cronico di queste frange estremiste, spacciato per anti-sionismo e semplice critica verso il premier israeliano Benjamin Netanyahu, in Via dell’Aprica a Milano vi è stata l’esibizione di nuclei di oltranzisti rossi che sono propensi a stilare liste di proscrizione riguardanti tutte le persone, giornalisti e politici, considerate nemiche. Brandendo le fotografie di direttori e redattori di Libero e de Il Giornale, i compagni hanno voluto dire più o meno questo: “Sappiamo chi siete, conosciamo tutte le vostre facce, non ci piace ciò che fate e vi diamo la caccia”. Questi gruppi parlano di criminalizzazione del dissenso, ma sono loro a demonizzare e a tentare di intimidire con assedi dal sapore squadristico il pensiero che non è conforme alla loro visione del mondo. Strappano le pagine di Libero e de Il Giornale così come i nazisti bruciavano i libri scomodi per il Terzo Reich. I due quotidiani presi di mira da Pro-Pal e Potere al Popolo non sono naturalmente organi ufficiali di informazione né di Fratelli d’Italia e neppure degli altri partiti della maggioranza che sostiene il Governo Meloni, bensì, portano avanti da sempre un modo di fare giornalismo che esce dai canoni politicamente corretti impostati dalle sinistre, parlamentari e piazzaiole, come la convinzione ormai dogmatica relativa al “criminale e genocida Netanyahu”, e questo deve essere ostacolato con intimidazioni per un certo mondo. Ritenere di screditare una persona appiccicandogli in testa il berretto della Polizia, dimostra l’ispirazione ad una concezione sovversiva che porta a vedere con disprezzo le uniformi dei servitori dello Stato, appena utili per cercare di infangare qualcuno, e a giudicare pericolosi coloro i quali sono sospetti di collaborazione con le Forze dell’Ordine. Sechi, Sallusti e i giornalisti alle loro dipendenze hanno lo stesso rapporto con Polizia e Carabinieri che può avere un qualsiasi cittadino della Repubblica italiana, ma quand’anche fossero un tutt’uno con PS e CC, sarebbero comunque meno detestabili di quei loro colleghi che si sono costruiti delle carriere ben pagate scrivendo sotto dettatura di alcuni magistrati. Però, i giornalisti dipendenti dalle Procure non hanno mai indignato gli extraparlamentari di sinistra.