Stefano Folli su Repubblica: Meloni discorso da leader.

Da un lato la disperata speranza, tutta politicista, che tirando la palla avanti l’autogoal – inevitabile – ritarderà. Dall’altra una proposta, frutto di una protesta composta ma non meno severa, considerata – al di là delle opinioni – la voce più accreditata dell’opposizione.

Nel primo caso parliamo ovviamente di Giuseppe Conte e dei suoi alleati giallo-rossi, con un Pd, che ha vinto la battaglia interna sul Mes nei confronti dei 5 Stelle, costretto a dover tenere fermo al suo posto un premier giudicato inadatto ma fondamentale per una trattativa con i partner europei che deve andare avanti come ha “stabilito” Gualtieri (l’uomo dell’Ue in Italia); e per governare, elemento non secondario, senza avere una maggioranza reale nella nazione.

Dall’altra Giorgia Meloni che nel suo intervento in Aula la sera della comunicazione di Conte in vista del Consiglio europeo, ha tenuto un discorso che ha colpito anche osservatori tutt’altro che prossimi alla tesi della destra. Lo ha riconosciuto così Stefano Folli, notista politico di Repubblica: «Chi contesta questa visione (quella di chi crede che l’unica salvezza per l’Italia sia abbandonarsi a una maggiore integrazione, ndr), lo sappiamo, non accetta né la cessione di sovranità né la logica secondo cui serve “più Europa”. Anche se non lavora per l’uscita dall’euro, il nazionalista punta sui “bond patriottici”: come li ha definiti Giorgia Meloni alla Camera in un intervento vibrante, quasi da capo dell’opposizione».

Una conferma, questa proveniente da uno fra i più accreditati analisti della politica, che in ballo non vi è solo il tentativo fideistico di Conte di trovare minime aperture su risorse a fondo perduto e mutualizzazione del debito (se non annunci spostati mesi e mesi avanti) quando in realtà il suo governo legittimerà lo strumento del Mes. No, esiste un’altra visione che in Parlamento ha trovato nella leader di FdI un’interprete giudicato il più rappresentativo davanti alla più grande crisi che la nazione è chiamata ad affrontare dalla fine della Seconda guerra mondiale.

«Noi crediamo che la vera sfida da vincere sia un’altra. È con la BCE», ha spiegato non a caso Meloni, insistendo – al di là degli eurobond – sul dispositivo che deve dotarsi di una “ragion politica”. «Lei (Conte, ndr) deve pretendere che la Banca centrale europea faccia quello che fanno tutte le altre banche centrali del mondo in questa crisi, e cioè comprare i titoli di Stato senza limiti. C’è una via seria e concreta, che chiedo, a nome di Fratelli d’Italia, diventi la linea del Piave della trattativa italiana al prossimo Consiglio europeo».

Accanto a questo, ecco il corollario: non meno determinante. L’ emissione da parte dell’Italia dei “Bot patriottici” proposti da Giulio Tremonti: «Cioè titoli di Stato a lunghissima scadenza, 50 anni o più, a basso rendimento ma non tassati e non tassabili neppure in futuro, che possono divenire un interessante bene rifugio per gli italiani. Ecco noi proponiamo che i Bot patriottici non collocati sul mercato siano acquistati dalla Bce, automaticamente, per tutto il tempo necessario a superare la crisi sociale e alla ricostruzione economica».

Insomma, come si vede – e come ha riconosciuto anche Repubblica – non solo protesta, «vibrante» (e il carisma, l’evocazione, sono elementi fondamentali di una leadership), ma anche una proposta che integra le funzioni che la comunità europea deve perseguire e difesa dell’interesse nazionale in una logica sussidiaria e “complessa”. Tutto molto chiaro, eccetto che per osservatori come Andrea Scanzi che – al contrario di Folli – si diletta da qualche mese a difendere l’indifendibile Conte. La sua “analisi” dell’intervento di Meloni in Aula? Ecco un estratto:

«In un parossismo di corde vocali straziate, l’onorevole Giorgia Meloni ha fatto una gran bella intemerata da pesciarola giovane alla Camera. Momenti avvincenti, che hanno giusto esaltato quel che resta di giornali fascio-morti e quel che rimane di twittarole mai baciate dal talento». E così via: tra sessismo, battute da osteria e tanta polvere alzata per non affrontare il punto. Ah, Scanzi è lo stesso che il 25 febbraio – proprio per assecondare la folle “narrazione” riduzionista del governo – tuonava così sui social a proposito dell’allarme Covid-19: «Perché vi viene un piccolo ca**o di raffreddore vi preoccupate? Avete bisogno della Nutella per sopravvivere alla quarantena».

A dire il vero abbiamo bisogno di un governo che non faccia morire la Nazione “dopo” la quarantena.

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