Dopo le navi, tocca ora agli aerei. L’Italia smette di farsi dettare le regole da organizzazioni straniere mascherate da umanitarie. Con il fermo amministrativo imposto da ENAC ai velivoli della ONG tedesca Sea-Watch, lo Stato riafferma un principio semplice e sacrosanto: le operazioni di salvataggio e di pattugliamento nel Mediterraneo spettano alla Guardia Costiera, non a gruppi privati che agiscono con logiche politiche, spesso in aperta ostilità verso l’Italia.
Il provvedimento, notificato il 7 agosto dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, dispone 20 giorni di stop per Seabird 1, aereo da ricognizione di Sea-Watch, per presunte violazioni risalenti al 30 giugno La ONG ha reagito con la solita retorica vittimistica, sostenendo che “non paga chi commette violazioni dei diritti umani, ma chi le denuncia”. Ma, ancora una volta, non c’è alcuna evidenza oggettiva che colleghi l’attività di sorvolo all’ipotetico caso di omissione di soccorso di cui parlano.
La narrazione mediatica delle ONG è sempre la stessa: tentano di mettere sotto accusa le istituzioni italiane – oggi l’ENAC, ieri la Guardia Costiera, domani il governo – per delegittimare ogni azione volta a ristabilire ordine e legalità nel Mediterraneo. E mentre si dichiarano “scoraggiati”, annunciano battaglia legale, raccolte fondi e la volontà di tornare a volare “nei prossimi giorni” con altri velivoli.
L’Italia, però, ha già tracciato una rotta chiara: già nel maggio 2024, ENAC ha emesso un dispositivo di interdizione all’operatività di navi e aerei ONG nel Mediterraneo centrale. Una decisione che poggia su basi solide, ancorata alla Convenzione SAR di Amburgo del 1979, alla UNCLOS (Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare) e al decreto ministeriale n. 45 del 4 febbraio 2021. È il Comando Generale della Guardia Costiera, e solo quello, a essere titolato a coordinare le attività di salvataggio.
Chi sorvola i cieli del Mediterraneo per segnalare barchini e lanciare allarmi strategici ha ben poco a che fare con l’umanitarismo. È parte di un sistema organizzato che alimenta l’immigrazione clandestina, interferisce con le autorità italiane e legittima, di fatto, l’azione dei trafficanti di esseri umani. Dietro la maschera del soccorso, spesso si nasconde un attivismo ideologico che usa la tragedia come strumento politico.
Con il fermo degli aerei, l’Italia manda un messaggio chiaro: il tempo dell’impunità mediatica è finito. Le ONG che operano al di fuori del diritto e degli accordi internazionali non possono più considerarsi intoccabili. Il Mediterraneo non è un territorio senza sovranità. È un confine, e come ogni confine ha bisogno di regole, controllo e autorità.
È una questione di sovranità, sicurezza e rispetto delle regole. E su questo, noi non possiamo che essere d’accordo.