Strasburgo salva la violenza: per un solo voto Ilaria Salis diventa intoccabile

Procaccini: “Una vergogna assoluta”. Fidanza: “L’Europarlamento ha votato per appartenenza, non per diritto”

Con 306 voti a favore e 305 contrari, la plenaria del Parlamento europeo ha approvato oggi la richiesta di immunità parlamentare per Ilaria Salis, eurodeputata eletta con Alleanza Verdi e Sinistra. Un solo voto di scarto è bastato a bloccare la procedura di revoca avanzata dal governo ungherese, dove la Salis è imputata per lesioni aggravate potenzialmente letali e altre condotte violente risalenti al 2019, nell’ambito di un gruppo antifascista radicale.

La votazione, avvenuta a scrutinio segreto, ha visto 17 astenuti e circa 100 assenti. Subito dopo l’annuncio del risultato, Salis ha esultato:

«È una vittoria per la democrazia, lo Stato di diritto e l’antifascismo. Dimostra che la resistenza funziona», ha dichiarato in Aula, pubblicando poi su X una foto col pugno sinistro alzato e la scritta “Siamo tutti antifascisti”.

Procaccini: “Un voto che legittima la violenza politica”

Durissima la reazione del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei (ECR). Il copresidente Nicola Procaccini ha parlato di “vergogna assoluta”:

«Il voto di oggi stabilisce che la violenza politica, per la sinistra, non deve essere sindacata né processata. Di fatto questo voto la legittima. Da oggi la violenza politica da sinistra è autorizzata dalla massima istituzione democratica continentale», ha dichiarato a Strasburgo.

Procaccini ha collegato l’esito di Strasburgo agli episodi di tensione avvenuti in Italia negli ultimi giorni, denunciando un clima di intimidazione verso i rappresentanti politici di destra:

«Anche rispetto agli atti di violenza sempre giustificati con la scusa degli infiltrati, oggi la sinistra europea getta la maschera. È una vergogna assoluta», ha ribadito.

Fidanza: “Una decisione politica, non giuridica”

Sulla stessa linea il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, che ha definito il voto «un fatto gravissimo per l’Eurocamera»:

«L’Aula si è espressa sulla base delle appartenenze politiche, non del diritto. È emerso il principio che esiste un’alleanza capace di salvare i propri amici e bocciare gli altri», ha commentato da Bruxelles. Una vittoria politica per la sinistra, una sconfitta per la giustizia

Per i gruppi di sinistra, il voto rappresenta una difesa dello Stato di diritto contro l’Ungheria di Viktor Orbán. Ma per il centrodestra europeo è l’esatto contrario: un colpo alla credibilità delle istituzioni comunitarie e un precedente pericoloso.
La decisione, arrivata con un margine minimo, conferma la spaccatura profonda tra due visioni d’Europa: da un lato quella che equipara l’attivismo radicale all’impegno politico, dall’altro quella che invoca legalità e responsabilità personale anche per chi si definisce “antifascista”.
Quando l’immunità diventa impunità

Il caso Salis segna una nuova frattura nell’Unione: un’Europa che pretende di giudicare gli Stati membri ma si rifiuta di giudicare sé stessa. Con il voto di oggi, il Parlamento europeo non ha solo protetto una sua deputata: ha trasformato l’immunità in uno scudo ideologico.
Chi predica la “resistenza” ottiene protezione; chi difende l’ordine democratico, viene tacciato di autoritarismo. È questa la contraddizione che oggi si è consumata a Strasburgo, nel cuore di un’istituzione che dovrebbe rappresentare tutti i cittadini europei — non solo quelli allineati alla narrazione dominante.

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