Su Valeurs Actuelles insieme a Giorgia c’è Sara Kelany: «Smonta l’ipocrisia della sinistra sull’immigrazione»

Nel reportage che Valeurs Actuelles ha dedicato a Giorgia Meloni e alla nuova centralità dell’Italia, c’è un passaggio che merita una riflessione a sé: quello riservato a una figura che, nel silenzio delle dichiarazioni roboanti, sta riscrivendo l’approccio italiano all’immigrazione. Parliamo di Sara Kelany, deputato di Fratelli d’Italia, che la stampa francese definisce senza esitazioni «la Madame immigration» del governo Meloni.

Avvocato, classe 1978, eletta alla Camera nel 2022, figlia di un padre egiziano musulmano e di una madre italiana cattolica, Kelany è l’antitesi vivente degli stereotipi che la sinistra cerca di cucire addosso alla destra. E in questo, il suo percorso ha molti punti di contatto con quello di Giorgia Meloni: due donne vere, autentiche, cresciute a forza di gavetta, studio e militanza, e non con le scorciatoie delle lobby o dei salotti radical chic. Due donne che incarnano, con le loro storie personali, la forza di un’Italia che non si vergogna più della propria identità e che non accetta lezioni da chi ha fallito per decenni.

Come scrive Valeurs Actuelles, «è difficile per la gauche caricaturare questa donna che è lei stessa “issue de l’immigration”, secondo la formula consacrata». E infatti Sara Kelany parla con una credibilità che nessuno può mettere in discussione. «La nostra ambizione – spiega – è di fermare i flussi irregolari senza chiudere l’immigrazione specifica, quella dei talenti di cui la nostra economia ha bisogno». Altro che retorica, qui c’è visione, equilibrio, concretezza.

Nel 2024 i permessi di lavoro sono rimasti stabili, circa 450.000, di cui almeno il 40% destinati a donne, perché «più fragili, meglio integrabili e richieste in molti settori in tensione». Una risposta puntuale alle accuse della sinistra, che prova a dipingere Meloni come incapace di fermare l’immigrazione irregolare, accusandola di «legalizzare clandestini» per mascherare i fallimenti. I numeri, però, dicono altro: sbarchi crollati del 60% in un anno, 65.000 nel 2024 contro i 130.000 del 2023 e i 105.000 del 2022.

Questa è la politica dei fatti. Il Decreto ONG ha ridimensionato il traffico delle “navette umanitarie” verso Lampedusa, imponendo il coordinamento con la Guardia Costiera e multe salatissime. Le modifiche al diritto d’asilo, le verifiche radiografiche sui finti minori, la possibilità di perseguire i trafficanti anche fuori dalle acque italiane: ogni misura è un passo concreto verso una gestione finalmente sovrana dei flussi.

Il cuore della strategia di Kelany è chiaro: accordi bilaterali, «donnant-donnant», come li definisce lei stessa, con Tunisia, Libia, Egitto, Algeria e Turchia. In cambio di sostegno allo sviluppo, controllo delle partenze. «Questi accordi favoriscono il diritto a non emigrare, in cambio di contropartite», afferma. Ed è proprio questo il punto: non si tratta di chiudersi al mondo, ma di restituire dignità e regole a un sistema che era diventato ingestibile. Il tutto sotto l’ombrello del piano Mattei, un progetto strutturato di cooperazione che sta ridisegnando i rapporti tra Europa e Africa.

Persino Marco Minniti, già ministro dell’Interno della sinistra, oggi alla guida della Fondazione Med-Or, lo ammette senza giri di parole: «A mano a mano che Francia e Germania si indeboliscono, l’Italia diventa il punto d’ancoraggio dell’Europa».

E se oggi quel punto d’ancoraggio ha il volto di Giorgia Meloni, è anche grazie a donne come Sara Kelany. Donne che non si limitano a incarnare un simbolo, ma portano avanti ogni giorno, con competenza e determinazione, una visione di Italia forte, giusta, sicura. Questa sinistra votata all’ottuso principio di intersezionalità le disprezza perché non riesce a incasellarle nei suoi schemi. Ma sono proprio loro, le donne che non chiedono il permesso e che non recitano copioni imposti, a scrivere la nuova storia della nostra Nazione. E a farlo con la forza tranquilla, ma inarrestabile, di chi ha scelto di servire l’Italia e non se stessa.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente in comunicazione strategica, esperto di branding politico e posizionamento internazionale, è autore di 12 libri. Inviato in tutte le campagne elettorali USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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