Il boicottaggio contro Israele nei supermercati continua: via i prodotti israeliani dagli scaffali in favore della Gaza Cola (non c’entra nulla con la Coca Cola nel caso ve lo stiate chiedendo). Coop Alleanza 3.0, colosso che conta 350 supermercati sparsi in otto regioni italiane, ha deciso di rimuovere dai suoi negozi alcuni marchi di arachidi, di salsa Tahina e degli articoli Sodastream, perché prodotti in Israele. Al posto di questi marchi c’è la Gaza Cola, bibita nata a Londra per sostenere i civili palestinesi, i cui introiti della vendita contribuiranno alla ricostruzione di un ospedale della Striscia. La decisione è arrivata dopo una serie di petizioni lanciate dai soci della cooperativa in tutta Italia, presa dopo un report della Commissione etica: “La posizione di Coop Alleanza 3.0 su ciò che sta avvenendo in Medio Oriente è nota da tempo – spiega l’azienda -. La cooperativa non può rimanere indifferente davanti alle violenze nella Striscia di Gaza ed è da sempre e senza esitazione al fianco di tutte le forze unite nel chiedere l’immediata cessazione delle operazioni militari. E altrettanto ferma è la condanna verso il blocco degli aiuti umanitari destinati alle popolazioni civili della Striscia proclamato dal governo israeliano”. L’azienda ha aderito alla campagna nazionale “Coop for Refugees” ma ci tiene a precisare che non si tratta di un boicottaggio contro Israele.
Carrefour accusato di complicità nel “progetto sionista”
Questa decisione si inserisce in un più ampio boicottaggio dei prodotti israeliani nei supermercati e non solo, sostenuto dalla campagna BDS (Boicottaggio, Disinvestimento, Sanzioni), che invita i consumatori a non finanziare i marchi israeliani o che collaborano con Tel Aviv. “Il sistema di apartheid e genocidio portato avanti da Israele si nutre di radici economiche e finanziarie profondissime e capillari. Colpire queste radici è una delle chiavi per porre fine all’ingiustizia che subiscono i palestinesi”, afferma a “L’Indipendente” Francesca Albanese, relatrice Onu per i Territori Occupati Palestinesi. Tra le aziende nel mirino ci è finita Carrefour, colosso francese che gestisce oltre 1200 punti vendita in Italia, accusato dai boicottatori di essere un facilitatore di quello che reputano essere un genocidio in atto a Gaza. L’accusa è che Carrefour avrebbe ha stipulato accordi di franchising con Electra Consumer Products e Yenot Bitan, due aziende israeliane che operano nelle colonie illegali, e stretto partnership con almeno sei startup israeliane attive nei settori dell’intelligenza artificiale e della cyber security. Oltre alle parole gli attivisti sono passati ai fatti di recente.
Al Carrefour di Corso Montecucco a Torino i manifestanti hanno bloccato le casse esponendo striscioni e bandiere palestinesi, una vera e propria occupazione del supermercato. Anche a Milano è stato attuato un presidio-boicottaggio davanti al Carrefour di Corso Lodi, un centinaio di persone hanno accusato la multinazionale francese di aver fornito “decine di migliaia di pasti e pacchi dono all’esercito israeliano” e quindi di “essere complice della politica di apartheid dello stato mediorientale nei confronti dei palestinesi e del genocidio nella Striscia di Gaza”. Come esempio si sono presi i boicottaggi in Italia ma in realtà avvengono nei supermercati di tutta Europa, con buona pace di chi vuole solo andare a fare la spesa.