Francis Kaufmann, arrestato in Grecia con l’accusa di aver assassinato la compagna Anastasia Tromova e la loro figlioletta Andromeda, è riuscito a incassare 863.595 euro di fondi pubblici italiani spacciandosi per un regista americano di nome Rexal Ford. Il suo film, Stelle della Notte, non è mai stato girato. Ma è bastato un passaporto falso e una produzione fantasma per ottenere l’approvazione e il finanziamento attraverso il tax credit cinematografico, erogato nel 2023 a seguito di una pratica avviata nel 2020 sotto la gestione Franceschini al Ministero della Cultura.
L’operazione, oggi al centro di un’inchiesta, è stata supportata da una società romana realmente esistente, la Coevolutions, che ha presentato la domanda in tandem con la fantomatica società maltese Tintagel Films Llc. Sfruttando un vuoto normativo, l’iter ha potuto concludersi anche senza prova materiale della produzione.
“Una cloaca di ruberie cara alla sinistra” – ha dichiarato la senatrice di Fratelli d’Italia Francesca Tubetti, denunciando il caso. “Tutto questo non può cadere nel silenzio. Se confermato, la sinistra dovrà prendersi le sue responsabilità e renderne conto”.
Il sistema opaco che ha permesso la truffa
Come emerso dalle inchieste di Open e Il Giornale, il decreto n. 2872 firmato dalla Direzione Generale Cinema durante il governo Conte II ha concesso il credito sulla base di documenti falsi e autocertificazioni, senza alcuna verifica concreta sulla reale esistenza del progetto.
Nel 2023, il credito è stato monetizzato tramite cessione in banca, completando una truffa perfettamente riuscita dal punto di vista burocratico, ma moralmente e politicamente devastante. Oggi il Ministero potrebbe revocare il beneficio e sanzionare i soggetti coinvolti con l’inibizione quinquennale, oltre alla segnalazione in Procura.
Un caso simbolico di degrado istituzionale
Per anni il tax credit è stato gestito come un bancomat a disposizione di pochi addetti ai lavori, accessibile anche a società fittizie, personaggi senza credenziali e persino – come in questo caso – a un uomo con gravi disturbi psichiatrici e precedenti penali.
La destra, accusata per anni di “tagliare la cultura”, è invece oggi impegnata in un’opera di bonifica: controlli, trasparenza, meritocrazia. Come ha scritto Il Giornale, “che non si potesse andare avanti così era comune ammissione di chiunque i film li facesse sul serio”.
Oggi, il caso Kaufmann impone una riflessione nazionale: quanti altri falsi film sono stati finanziati? Quanti altri Rexal Ford si nascondono dietro le carte del Ministero? E soprattutto: quanto è costata, in reputazione e denaro, l’ideologia culturale della sinistra?
Caro Leo Valerio, è semplicemente vomitevole.
Altro che la motosega cara al Presidente Milei.
Spero che il Governo vada in fondo, e persegua gli autori di questa truffa, punta di un iceberg, a tutti i livelli.
Ma si deve anche ricavare una morale da questa faccenda: e la morale è che ovunque ci sia della gente che campa alle spalle degli altri con prebende pubbliche c’è corruzione e delinquenza.
Perchè mai i cittadini – e lo Stato per loro conto – dovrebbero regalare soldi, o anche solo prestarne, a qualcuno per fare un film?
Il produttore è un imprenditore come un altro. Si prenda i suoi rischi di impresa, se il film ha successo e la sua produzione è stata oculata, avrà un guadagno, altrimenti avrà una perdita. Come tutti.
Che ognuno viva del suo lavoro.
Basta parassiti mafie e clientele alle spalle di chi lavora.
Così sono impiegati i soldi pubblici? E mi si viene a spiegare di pagare le tasse?
Con affetto
Alessandro