Tempi duri per puri e non…

Non accenna a rialzarsi la corrente renziana del PD dopo la travolgente caduta del suo capo e delle migliori teste pensanti del partito che a quella corrente aderivano, e che c’erano andate davvero vicine vicine dal prendersi l’Italia tutta e farne un sol boccone. Basta vedere l’albagia con cui Zingaretti, meglio noto come il fratello grassoccio del Commissario Montalbano, il quale in un faccia a faccia con Luca Lotti sulla brutta vicenda delle nomine al Consiglio Superiore della Magistratura, così ha concluso: “Nessuna solidarietà”. Sintetico, durissimo, efficace, si potrebbe dire a commento. Cattivello, potremmo aggiungere, se non altro perché ammesso e non concesso che Luca Lotti frequentasse magistrati del Csm per decidere con loro nomine amiche, mica lo faceva per migliorare le sue vacanze al mare, ma caso mai per rovinare le vacanze degli avversari del PD.

Si è aperta così l’ennesima ferita all’interno del Partito Democratico che giusto sembrava stesse riacquistando una certa compattezza, e che ora si ritrova in braghe di tela, con il capo di una corposissima corrente – Lotti – preso a pesci in faccia da un astro emergente tale solo per mancanza di interpreti – Zingaretti.

Sul fronte magistrati, le cose non vanno meglio. La guerra è iniziata e sembra di essere catapultati nel Trono di Spade in attesa della sanguinosa battaglia che deciderà chi dovrà farcela, tanto la tensione si può tagliare col coltello. Sì, perché a darsele di santa ragione non sono mezze figure di oscure procure, ma proprio i pezzi da novanta della magistratura, divisi tra i sindacati a sua volta più potenti. Si parla di accordi sotterranei tra politica (Partito Democratico) e magistratura per arriva a nomine comode di amici comuni, ma onestamente dalle carte fino ad oggi messe in giro dalla solita manina compiacente, nulla di ciò si legge. Si parla infatti più che altro di Palamara, che con imprenditori amici legati all’Eni avrebbe usato la sua influenza di capo della maggior corrente togata per piazzare a Gela e a Perugia procuratori fedeli e asserviti disposti a depistare le indagini sull’Eni e innescarne una sul pm romano Paolo Ielo, che con Pignatone aveva trasmesso a Perugia le accuse sul conto di Palamara. (Fonte Dagospia).

Uno scandalo terribile, dicono tutti in coro, richiamandosi a precedenti dell’era Berlusconi. Una vergogna assoluta che rischia di far perdere alla Magistratura la sua grande credibilità.

Ma noi, siamo certi che sia così? Davvero oggi tutti cadono dal pero scoprendo che magistrati e politici fanno pastette per decidere chi debba presiedere certi importanti uffici? E pensare che qualcuno credeva che i membri laici e quelli togati del CSM non solo valutassero i curricula dei candidati, ma anche la loro appartenenza politica, non solo di partito, ma perfino di corrente. E i procuratori uscenti che 9 su 10 si scelgono il successore? E il Quirinale, che mette becco più o meno dignitosamente? E in generale, ogni magistrato che a fine carriera finisce sempre, ma proprio sempre, invariabilmente che ci puoi scommettere, al massimo dello stipendio?

Più passa il tempo, più appare evidente che una delle riforme essenziali per la vita della Nazione sia proprio quella sulla magistratura.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
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