Terzi/anniversario tragedia di Khojali, Azerbaigian: stesse violenze, la stessa strategia genocidaria che colpisce oggi l’Ucraina

In occasione della commemorazione del 31° anniversario della tragedia di Khojaly, in una conferenza stampa organizzata al Senato dal Sen. Terzi (FdI) – in cui sono intervenuti con S. E. Rashad Aslanov, Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian nella Repubblica Italiana, il Sen. Salvatore Sallemi, il Cons. Emanuele Farruggia, Capo Ufficio V Cooperazione allo sviluppo presso il MAECI e il prof. Antonio Stango, Presidente Federazione Italiana Diritti Umani – il Sen. Terzi ha parlato del massacro commesso nel febbraio 1992 da parte delle forze armate della Repubblica di Armenia, in cui furono uccisi 613 civili azerbaigiani, stigmatizzando un approccio culturale fatto di sopraffazioni e distruzione su base etnica che ancora esiste ed è praticato da alcuni governi autoritari.

È un momento di memoria – ha detto Terzi – ma anche un momento di impegno e di lotta per la giustizia, in una fase di crisi, di tensioni, di fughe di civili e di guerra in cui le vittime non sono cittadini azeri ma ucraini. Sono le stesse violenze, la stessa strategia genocidaria. Ed è ancora una volta l’Europa ad esser teatro di tali scempi. Riferendosi ancora all’aggressione russa contro l’Ucraina e alla visita di Giorgia Meloni a Kiev e nei principali luoghi dei massacri odierni, in particolare Bucha e Irpin, dove le vite distrutte sono finite nelle fosse comuni, Terzi ha sottolineato come la tragedia odierna sia in continuità con le idee e le pratiche barbare e disumane che si verificarono a danno della popolazione civile della regione di Khojaly, in Azerbaigian.

La tragedia di Khojaly è stata riconosciuta da organizzazioni internazionali tra cui la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che, nell’aprile 2010, ha qualificato i crimini commessi come “atti di particolare gravità, che possono costituire crimini di guerra o crimini contro l’umanità” e inoltre, in base alla Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, gli elementi e le prove raccolte configurano tali atti sanguinosi come un crimine di genocidio.

Terzi ha infine evidenziato il lavoro del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, relativamente all’applicazione più estesa ed efficace possibile del principio di giurisdizione universale volto a perseguire e punire i gravi crimini internazionali e i crimini contro l’umanità. L’obiettivo è proprio quello di favorire il corso della giustizia internazionale mediante il sempre più necessario potenziamento della Corte Penale Internazionale, con la creazione di giurisdizioni ad hoc – come per la ex Jugoslavia e il Ruanda.

Il riconoscimento della tragedia di Khojaly è essenziale per dare il messaggio che la cultura dell’impunità non può prevalere e che la giustizia è l’unica via in grado di portare ad una stabilizzazione ed una pace duratura nei conflitti causati da aggressioni di regimi autoritari nei confronti di vittime innocenti.

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