“Ieri il ministro Colao ha presentato a nome del governo la strategia Cloud per la PA: un passo importante, perché affronta un problema rilevante e perché fa affidamento su una dotazione complessiva di 1.9 miliardi di euro del PNRR. Diversi i nodi da sciogliere: anzitutto i criteri di selezione del soggetto che gestirà il servizio. Non è ancora chiaro come si procederà. Non con un bando, sembra di capire, ma con un orientamento verso una Partnership Pubblico Privato. Va bene, ma con quali criteri o vincoli? Chiunque può partecipare? Vi è evidenza pubblica con atti formali o solo dichiarazioni? Non è chiaro. Un secondo problema è quello della sovranità dei dati della PA e quindi di 60 milioni di cittadini e delle pubbliche amministrazioni, alcune delle quali trattano dati di estrema riservatezza strategica. Sappiamo di essere esposti alle invadenze del Cloud Act americano attraverso cui l’amministrazione Usa può requisire qualunque dato custodito presso società americane in data center posti in qualunque parte del mondo, quindi anche in Europa e in Italia. Allo stesso modo dobbiamo guardarci dalle analoghe invadenze cinesi mosse da analoghi interessi di geopolitica e di controllo. Quali le misure suggerite? Adotteremo soluzioni come quelle scelte dai governi francese o tedesco o spagnolo? Non è chiaro, anzi non vi è ancora alcuna risposta, da quanto abbiamo ascoltato ieri. Infine, non ci pare di aver registrato alcun riferimento sulla necessità di usare gli investimenti del PNRR per rafforzare il tessuto produttivo italiano delle nostre PMI di settore. Vi sono società italiane che fanno Cloud al livello più alto e possono attingere dal mercato qualunque tecnologia. Abbiamo università italiane che fanno ricerca sul Cloud ad alto livello. Sono tutti elementi importanti da considerare per evitare che gli investimenti del PNRR facciano crescere solo il PIL di altri paesi. Da parte nostra crediamo che il registro da adottare debba fondarsi su evidenze pubbliche di ogni procedura, espresse con chiarezza; sulla valorizzazione delle nostre PMI innovative, che non possono essere escluse, sul coinvolgimento delle università. Ma su tutto siamo in attesa di conoscere le misure di tutela concrete di salvaguardia del dato, la proprietà dell’infrastruttura, l’identità dell’entità che fungerà da controllo e le modalità di affidamento delle imprese che assicureranno la gestione del servizio. Occorre essere tempestivi, trasparenti e portatori di soluzioni non tecniche ma utili per una nuova politica industriale di digitalizzazione del Paese”.
Lo dichiara Alessio Butti, deputato e responsabile Tlc di Fratelli d’Italia.