C’è un dato che sfugge alla consuetudine e che, per questo, merita attenzione: in un’Italia in cui amministrare consuma, Alessandro Tomasi cresce. Il sindaco di Pistoia, secondo la Governance Poll 2025 pubblicata oggi dal Sole 24 Ore, è il quarto primo cittadino più stimato d’Italia e il primo in assoluto in Toscana. Ma soprattutto, conquista 5,5 punti percentuali in più rispetto al giorno della sua rielezione, un’anomalia statistica che si fa segnale politico.
Nel campo largo del centrosinistra toscano, dove la ricandidatura del governatore uscente Eugenio Giani è sempre più controversa, il centrodestra trova invece un punto fermo: Tomasi. A ufficializzarlo è il deputato Francesco Michelotti, vice coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, che parla senza giri di parole: “Tomasi è pronto a governare la Toscana”. Non una suggestione, ma una dichiarazione di intenzioni.
Un’anomalia virtuosa
Il gradimento degli amministratori locali, per natura, tende a erodersi nel tempo. L’usura quotidiana, le tensioni interne, i limiti strutturali del bilancio, trasformano il consenso in aspettativa delusa. Ma nel caso di Tomasi è accaduto l’opposto. A due anni dalla riconferma a sindaco, il consenso non solo tiene: sale. E questo, nel linguaggio della politica, equivale a un lasciapassare per la sfida più grande: la guida della Regione.
Secondo Michelotti, “la crescita nel gradimento dimostra in modo concreto quanto grande sia stata e sia la capacità di Tomasi di amministrare una città complessa, ma anche l’efficacia della proposta del centrodestra nel rispondere alle esigenze reali dei cittadini”.
La nota di Fratelli d’Italia rilancia così un progetto che da tempo matura nei circoli regionali: rompere la lunga egemonia del centrosinistra in Toscana attraverso quella che definiscono una “rivoluzione gentile”. Tomasi viene descritto come interprete naturale di questa transizione, grazie a uno stile sobrio, amministrativo, lontano dagli estremismi e capace di parlare ai moderati quanto al popolo di destra.
La fine del monopolio rosso?
Il riferimento è chiaro: il centrosinistra toscano – saldamente al potere dalla nascita delle Regioni – appare oggi privo di leadership credibili, impantanato tra veti incrociati, dispute correntizie e segnali di disgregazione. Lo stesso Giani, pur sostenuto da una parte del PD, fatica a trovare un’unità di coalizione. Avs e M5s frenano, mentre Elly Schlein sembra più attenta agli equilibri romani che ai dossier toscani.
E poi c’è Prato. Il recente terremoto politico che ha scosso l’amministrazione comunale – con polemiche, inchieste e tensioni interne – è per Michelotti il segnale tangibile di un sistema al capolinea. “Un potere aggrovigliato ed incrostato”, dice, che ha bisogno di essere “scardinato”.
Nel racconto di Fratelli d’Italia, la Toscana di oggi è l’ultima trincea di un modello esausto. E la candidatura di Tomasi non nasce come atto di rottura ideologica, ma come proposta di efficienza e cambiamento, un’alternativa in grado di superare il muro rosso non con slogan, ma con i numeri e i risultati.
Un profilo costruito sul campo
Classe 1979, Tomasi è un amministratore cresciuto sul campo, lontano dai riflettori e vicino ai cittadini. La sua prima elezione a sindaco di Pistoia nel 2017 fu già un evento storico, segnando la fine di 72 anni di dominio ininterrotto della sinistra. Ma è stata la riconferma nel 2022, al primo turno, a consolidarne il profilo: solido, dialogante, radicato.
Sotto la sua guida, Pistoia ha mostrato capacità amministrativa, rigore nei conti pubblici e attenzione alle esigenze locali. Nessuna rivoluzione roboante, ma una trasformazione concreta, fatta di opere, servizi, sicurezza, riqualificazioni. E oggi, a due anni da quella vittoria, i cittadini lo premiano con ancora più convinzione.
Il laboratorio Toscana
La Toscana non è solo una Regione: è un simbolo. Per la sinistra è sempre stata la casa madre, per la destra la sfida impossibile. Ma gli equilibri stanno cambiando. Le Europee di giugno hanno confermato la crescita costante di Fratelli d’Italia anche in territori tradizionalmente ostili. E il gradimento personale di Tomasi, unito al vuoto strategico del centrosinistra, apre per il centrodestra una finestra storica.
A questo punto il nodo non è solo la candidatura – che nei fatti sembra già decisa – ma il progetto politico. Fratelli d’Italia dovrà costruire attorno a Tomasi una proposta credibile per tutta la Regione: un programma innovativo, una squadra all’altezza, un racconto che parli anche ai tanti delusi della sinistra.
Perché l’alternanza non basta più: serve una visione. E l’idea che la “rivoluzione gentile” non sia solo uno slogan, ma un metodo, un approccio, una promessa di buon governo che dalla Toscana può indicare una nuova traiettoria nazionale.