Nei giorni scorsi due consiglieri di sinistra dell’Assemblea capitolina (Giovanni Caudo e Tiziana Biolghini, di Roma Futura) hanno presentato una mozione in cui si chiede al sindaco di Roma Roberto Gualtieri di cambiare la toponomastica cittadina, con particolare riferimento a via Nazionale: nel documento, infatti, si vorrebbe che una delle principali storiche vie del centro sia dedicata alla “Costituzione del 1948”. La proposta, spiegano i promotori, nasce per “onorare la carta fondamentale” anche a Roma (esistono in altre città luoghi pubblici ad essa dedicati), dove la stessa è stata firmata. La scelta di via Nazionale – è indicato nella mozione – è corretta perché si tratta di una strada vicina al Quirinale e dunque al presidente della Repubblica, “garante della Costituzione”. Inoltre è prossima anche al Palazzo della Consulta (sede della Corte Costituzionale) e confluisce in piazza della Repubblica.
Il dubbio – legittimo – che dietro tale proposta si nasconda anche un intento ideologico (la parola “nazionale” secondo alcuni richiama spirito e valori di destra) ha fatto insorgere vari esponenti dei partiti della coalizione al governo del Paese e all’opposizione in Campidoglio, che hanno espresso il loro deciso no al cambio di nome.
Tra loro Fabio Rampelli, che dichiara: “Il nome di via Nazionale non deve essere sfiorato dal furore ideologico della sinistra. La strada fu costruita quando ancora Roma non faceva parte del Regno d’Italia e quando venne annessa, fu rinominata via Nazionale per onorare gli eroi dell’epopea risorgimentale e ricordare ai posteri il sacrificio fatto per l’Unità d’Italia. Non a caso la via nobile così nominata scende verso piazza Venezia e si ricongiunge con il monumento al Milite Ignoto. Vogliono smantellare anche quello?” si chiede ironicamente il vicepresidente della Camera. Che aggiunge: “La sinistra continua a voler cancellare la storia della nostra Patria, accecata com’è dalla fasciofobia anche quando il ventennio non c’entra niente. Consiglio di ribaltare questa operazione a viale Palmiro Togliatti, strada a due carreggiate della periferia romana intitolata a chi dichiarò di vergognarsi di essere cittadino italiano e che di gran lunga preferiva essere cittadino sovietico. Via Nazionale non si tocca – conclude Rampelli – semmai il tema è come rivitalizzarla, dopo che le amministrazioni gialle e rosse l’hanno desertificata”.
Altrettanto nette le parole di critica di Marco Perissa, secondo cui “Non si mortifica l’identità della città”. Il deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Federazione romana del partito di Giorgia Meloni ha poi aggiunto: “Giù le mani da via Nazionale. L’unica via che vogliamo aggiungere è via Gualtieri dal Campidoglio”.
La mozione avrebbe dovuto essere presentata in Consiglio Comunale giovedì (15 maggio) ma la discussione è slittata. Dall’amministrazione capitolina, per bocca dell’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio, fanno sapere che “via Nazionale non cambierà nome perché è una strada storica, e quindi non può cambiare. E noi – dice rivolto a quanti, da destra, hanno criticato la proposta – alla storia e all’identità di questo Paese, così come al rispetto delle procedure giuridiche e amministrative, ci teniamo come e più di loro”. Sembra dunque che per ora la toponomastica ideologica sia stata fermata. Ma non è detto che in futuro la sinistra non ci riprovi.