Torna la “Decima” alla parata del 2 Giugno: gli incursori del Comsubin rompono il silenzio

Dopo un anno di accuse e censure, gli incursori del Comsubin rivendicano con orgoglio la loro storia e le loro tradizioni, onorando chi serve la Patria

Alla parata per la Festa della Repubblica è tornato a risuonare, potente e fiero, il grido “Decima!” degli incursori del Comsubin, il corpo speciale della Marina Militare Italiana. Un urlo che non è solo tradizione, ma onore, memoria, identità. E che da oggi, dopo un anno di silenzio forzato, è tornato a riecheggiare davanti al palco delle autorità, come gesto di lealtà verso una storia che non si cancella.

Ricordiamo bene come nel 2023, all’indomani dell’insediamento del Governo Meloni, una certa sinistra politica e intellettuale aveva montato un caso nazionale, bollando l’urlo come un inappropriato omaggio alla Xª Flottiglia MAS della Repubblica Sociale Italiana e, per estensione, al ventennio fascista. Una lettura faziosa e decontestualizzata che aveva portato i vertici militari, in un eccesso di prudenza, alla clamorosa rinuncia a quel grido.

La realtà, come quasi tutti sanno, è più complessa e articolata. La Decima flottiglia MAS (sigla derivante dall’utilizzo del “Motoscafo Armato Silurante”) nasce come unità speciale della Regia marina italiana per poi dividersi in due, con una parte che dopo la resa dell’Italia agli Alleati passò con la Repubblica sociale italiana creatasi a Salò e l’altra che passò sotto il comando alleato. Il “Decima!” del Goi (Gruppo operativo incursori) è in realtà un omaggio ai soldati che hanno servito le forze armate del Regno d’Italia dal 1939 al 1943 e precursori degli attuali incursori. Significa eroismo, sacrificio, missioni impossibili per difendere porti e coste italiane. I moderni incursori del Comsubin non inneggiano a un regime, ma a un retaggio militare che li ha preceduti con coraggio e disciplina.

Lo scorso anno, in risposta al clima pesante e alle strumentalizzazioni, i militari scelsero il silenzio. Ma non il disonore: davanti all’Altare della Patria, fecero scivolare dieci rose rosse. Un gesto simbolico per rimarcare la tradizione che li contraddistingue e per omaggiare i propri eroi caduti per la Patria.

Oggi, il grido è tornato. Forte. Con rispetto, ma senza paura. A testimoniarlo non solo le parole, ma gli sguardi fieri di uomini che hanno scelto i reparti speciali per servire l’Italia, spesso nell’ombra, lontano dai riflettori, rischiando tutto in nome della pace.

In un mondo che fatica a riconoscere i suoi eroi, quegli uomini in mimetica ci ricordano che ci sono italiani pronti a dare tutto. Anche solo per poter gridare, una volta all’anno, “Decima!”.

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Antonio Cacace
Antonio Cacacehttp://www.antoniocacace.com
Giornalista pubblicista, laurea in scienze economia e master in comunicazione. E' stato un tennista mancato, un quasi campione di karate e una promessa (non mantenuta) del calcio quando giocava nelle strade del suo quartiere. Ama la montagna, il trekking e non sopporta il politicamente corretto. http://www.antoniocacace.com

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